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La lotta tra Eros e Thànatos

Ma torniamo a Schopenhauer e Freud. Un altro aspetto estremamente importante lega questi due grandi pensatori. Schopenhauer, infatti, pone la questione della dualità iniziale di Eros (volontà di vita) e Thànatos (volontà di morte), fondandola sull’unità della volontà. Allo stesso modo Freud ammette la dualità dell’istinto di conservazione e dell’istinto di morte, fondandola non più sopra la concezione metafisica della volontà, ma sull’unità della libido, energia pulsionale. In questo modo, con Freud ebbe inizio, per così dire, il declino dell’io nel nostro mondo interno. La parte di attività psichica che ci sembrava riempire completamente il nostro io, a cui corrispondono volontà e consapevolezza, si riduce di molto. La maggior parte dell’io resta, infatti, quella nascosta, affogata nell’inconscio, fatta di sogni, fantasie, impulsi irrazionali.

Dopo Copernico e Darwin arriva Freud

Con Freud si frantuma la sicurezza egocentrica dell’uomo che già aveva subito irrimediabili contraccolpi da Copernico, dopo il quale la terra cessò di essere il centro dell’universo, per trasformarsi in uno dei tanti pianeti in esso presenti, non più significativo di altri; e da Darwin, dal quale l’uomo seppe di non essere al centro delle forme viventi ma solo un anello di un’infinita catena in continuo mutamento. Comunque si intenda la psicoanalisi, come una scoperta decisiva o come, al contrario, una trasformazione moderna della magia, condannata per sempre a restare una pseudoscienza, è impossibile, senza essere gretti e faziosi, non riconoscere il ruolo fondamentale che Freud ha finito per assumere.

Le intuizioni di Paracelso

Philipp Theophrast Bombast von Hohenheim: questo il nome del medico, mistico, filosofo e alchimista, più conosciuto come Paracelso. Cosa c’entra con Freud? Molto. Anche in quello strano personaggio cinquecentesco, infatti, ritroviamo i temi, quanto mai attuali, che verranno ripresi e approfonditi da Schopenhauer e, suo tramite, dal padre della psicoanalisi. Ci riferiamo alle possibilità conoscitive e creative della scienza medica, ai rapporti tra medicina e magia, alla dicotomia tra illusione e realtà, ai rapporti tra ipnosi, suggestione e inconscio, al gioco fra immagine e immaginario, al sottile filo che unisce sogno e realtà.

La magia mossa da un nexus mataphysicus

Il discorso di Schopenhauer, poi in parte approfondito da Freud, è semplice. Egli sostiene che se l’umanità, nonostante tanti fallimenti, ha inseguito sempre l’idea di magia, ciò significa che debba esserci una ragione profonda per un atteggiamento del genere, almeno nella natura dell’uomo se non in generale in quella delle cose. La supposizione è quella che, oltre alla connessione esterna dei fenomeni di questo mondo, che sta alla base del nexus phisycus, vi debba essere una “connessione sotterranea” grazie alla quale è possibile un agire sulle cose dall’interno con un nexus metaphysicus. Naturalmente, fedele ai suoi principi, Schopenhauer ritiene che “l’origine di questa idea (magia) così generale per l’intera umanità sia da ricercare molto in profondità, cioè nel sentimento interiore dell’onnipotenza della volontà in sé, di quella volontà che costituisce l’intima essenza dell’uomo e al tempo stesso di tutta la natura”.

Tra scienza occulta e magia manifesta

E’ lo stesso Schopenhauer a questo punto a indicare in Paracelso lo studioso che più di altri fornisce il maggior numero di chiarimenti a proposito dell’intimo essere della magia. E’ per questo che egli lo cita in diverse circostanze, riportando una frase con la quale chiudiamo e nel cui sintetico gioco di ossimori si racchiude una verità indiscutibile che potrebbe spiegare anche il senso del successo e del significato della psicoanalisi oggi: “La magia è una grande scienza occulta, così come la ragione è una grande follia manifesta”.


(23/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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