africano, curvo come un grande cucchiaio, e il suono delle raganelle che si diffondeva dappertutto, simile a canne di metallo in cui passa il vento. E così, l’ultima ora dell’ultima sera, le canoe lungo la spiaggia hanno accolto il mio pianto. Un pianto di pentimento e di scuse con me stessa e la natura che amo. Pupazzetto nell’alcool. Come ho accettato questo compromesso? Perché sono partita sapendo quello che avrei fatto? Con che coraggio, nella fase precedente della mia vita, affermavo che mai avrei ucciso un qualsiasi essere vivente?
In quel momento, fra il rumore delle canne e la grandezza dell’orizzonte, ho giurato a me stessa che mai avrei ripetuto un’esperienza simile. E solo adesso, che ho vissuto questo scisma, posso dire di avere coscienza di quello che dico.
Non si è mai certi della propria identità. Esprimo ora nuove certezze, ma quanto posso arrischiarmi di estenderle al di là del raggio dell’esperienza? Quali compromessi costruisco ogni giorno per camuffare qualcosa che altrimenti non potrei accettare?
Viaggiare con i 5 sensi è benessere
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