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Verità 

 
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QUANDO LA VERITA' BUSSA ALLA PORTA. TRA FANTASIA E REALTA'
Il bisogno di mentire talvolta è irrefrenabile. Raccontare una cosa al posto di un’altra, senza ragione e non per paura delle conseguenze.

Azzurra De Paola

Accade spesso che ci si trovi davanti a persone che mentono. In psichiatria, ci si può trovare davanti a tre tipi di menzogna: il paziente che tende a fare di se stesso un modello; la costruzione fantastica- simile al sogno- di una realtà inesistente; il paziente che mente nei rapporti interpersonali anche con il proprio terapeuta.

In ambito clinico, la tendenza a mentire viene definita pseudologia fantastica, cioè affermazioni e dichiarazioni volontariamente contrari alla verità o al pensiero del soggetto. Accade che, in questi casi, la menzogna sia uno strumento per dominare sentimenti di disperazione.

Esiste la possibilità che si sviluppi la menzogna in risposta a stati d’ansia o per ridurre il conflitto tra l’ideale dell'Io e quella parte dell'Io svalutata oppure per far fronte alla vita con una personalità "come se" o, infine, per creare un'identità diversa da quella presente.

La pseudologia fantastica può essere un semplice escamotage della mente per sfuggire a determinate oppressioni- reali o immaginarie- oppure un fenomeno al limite della normalità in pazienti in cui la coscienza è alterata; la menzogna fa parte di tutte quelle condizioni della mente in cui le cose non si riescono ad accettare per come sono.

Bleuer sottolinea che i malati affetti da pseudologia fantastica possono vivere senza accorgersi di essere in un mondo simile a quello del sogno, in loro non sorge la domanda è reale oppure non è reale? nel flusso del loro pensiero; altri, invece, sono così assorbiti dalla dimensione parallela in cui vivono che si corre il rischio che altri ne vengano coinvolti ed ingannati.

Nello specifico, la menzogna assume il significato di fuga dalla realtà. La bugia è il mezzo attraverso cui ottenere ciò che gratifica l’Io senza interferenze dall’esterno.

Risulta chiaro, però, che lo stato di coscienza, affinché il desiderio risulti appagato, deve essere alterato al punto che non esista consapevolezza del mentire stesso. Lorenzo Miglioli, nel suo dissacrante Hitler-Warhol Experience, commenta: "in pratica è così: uno dice una cazzata; poi, ripensandoci, la ridice a sé stesso, e la dice così bene che gli altri se la bevono.
E dopo che se la sono bevuta gli altri se la beve anche lui. Ergo: diventa vera"
.

Attraverso il racconto di cose non vere, si può manipolare una situazione sociale o di studio. Certo è che la menzogna, in psichiatria come nella vita, non necessariamente implica che l’evento su cui si mente sia importante.

Il vero crollo di questo teatro a cielo aperto, in cui un paziente custodisce dentro la propria testa tutti i segreti di cui è protagonista, si ha quando la verità bussa alla porta. Quando- può succedere- non è possibile proseguire oltre nella menzogna. E poiché, come è noto, i guai non vengono mai uno alla volta, caduto un tassello del puzzle, tutti gli altri cadranno di seguito.

Quanto si vuole indulgere sui propri difetti? E sono poi dei difetti? Le risposte che la vita impone di cercare sono molto grandi. Spesso, al di fuori delle nostre possibilità. Così ci affanniamo e corriamo per essere più veloci, più abili, più furbi della vita.

Ma, si sa, non si possono usare sotterfugi per sempre. Prima o poi, qualcuno si farà le domande giuste. Probabilmente, è difficile spiegare a quale mancanza dell’animo o a quale paura si cerchi di sfuggire quando si mente. Probabilmente, per quanti testi verranno scritti in proposito, solo un bugiardo sa di che materiale è composta una bugia.

Non possiamo, però, fare domande a chi propende alla menzogna. Non perché potrebbe- e potrebbe- perseverare nel proprio mondo inesistente e cercare di trascinarci anche noi. Bensì, perché ad un bugiardo non riusciremmo a credere neppure se dicesse la verità.


(16/02/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


  
  
 
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