Il Pantanal è un oceano verde, una terra ricca d’acqua che per 6 mesi all’anno, da aprile a settembre, si trasforma in un enorme lago, e per altri 6 mesi, dopo il fazante (il reflusso), è coperto da lagune salmastre ed erba, tanta erba. Questo ambiente incredibile ospita ben 3500 specie di piante, e 874 fra uccelli, mammiferi, rettili ed anfibi.
Come nelle grandi savane africane la fanno da padrone Leoni e Iene, nel Pantanal i grandi predatori sono il Caimano ed il Giaguaro, quest’ultimo quasi impossibile da vedere. In effetti, gli allevatori lo hanno sempre considerato un pericolo per le loro mandrie, come accade da noi per il lupo, e la caccia è stata spietata. Se il governo prevedesse il rimborso dei capi uccisi, forse il numero di giaguari potrebbe tornare a crescere.
Le grandi pianure hanno da sempre accolto animali di grandi dimensioni, sia perché più un animale è grande, minori saranno le possibilità che un predatore riesca ad abbatterlo, sia perché, mentre camminare fra gli alberi di una foresta è impossibile se si è grossi, non ci sono limiti di dimensioni negli ambienti aperti. Così, troviamo nel Pantanal animali spettacolari come il Formichiere gigante, che pesa fino a 40 kg, la Lontra gigante, l’Armadillo gigante, il Capibara (un roditore che pesa oltre 60 kg!), il Tapiro brasiliano (che invece raggiunge i 250 Kg), l’Anaconda gialla, lunga fino a 4 metri, ed ovviamente uccelli come il Nandù, lo Jaribù e la Spatola, la cui altezza varia fra il metro ed il metro e mezzo.
Oltre alle dimensioni, gli animali del Pantanal colpiscono per la loro incredibile bellezza. Fra tutti, spicca la meravigliosa Ara giacinto, un pappagallo blu cobalto con un cerchio giallo brillante attorno all’occhio ed al grosso becco nero. Su 6500 individui censiti in tutto il mondo, ben 5000 vivono nel Pantanal, di cui sono il simbolo indiscusso.
Purtroppo, le Are giacinto sono soggette ad un commercio illegale che ne sta drasticamente riducendo il numero. Fra l’altro, la cattura di frodo si rivolge non solo agli adulti, ma anche ai pulcini, di cui il 99% muore durante il trasporto.
Oltre a rappresentare una casa per tutte queste specie animali, il Pantanal è anche un importantissimo corridoio ecologico, perchè funge da collegamento fra il Bacino del Rio delle Amazzoni ed il Bacino delle Plata, e rappresenta un’importante tappa per le migrazioni degli uccelli fra il Canada ed il Cile. La possibilità per le specie di muoversi su grandi distanze permette di mantenere lo scambio genico e quindi di evitare che si moltiplichino le mutazioni dovute all’incrocio fra consanguinei.
Per anni i pantainero, i butteri del Pantanal, hanno vissuto al suo interno in equilibrio con la natura. Vivono nelle fazendas, bellissime fattorie isolate dal resto del mondo che ospitano enormi mandrie di cavalli e zebù. Le continue alluvioni ed il suolo sabbioso, infatti, rendono impossibile l’agricoltura. I pantainero sono gli eredi degli invasori portoghesi, arrivati in Sud America alla ricerca di schiavi ed oro. Molti di loro, delusi dalle false aspettative, non ebbero la forza di tornare in patria e si stabilirono nel Pantanal.
Mentre spesso la pratica dell’'allevamento in zone ritenute “a rischio” diventa fonte, a lungo termine, di gravi disastri ambientali, nel Pantanal la situazione è ben diversa. La disponibilità di spazi immensi per far pascolare le grandi mandrie ha fatto sì che non fossero necessarie forti alterazioni, anzi gli animali fertilizzano il terreno con le feci, lo compattano camminandoci, portano parassiti che vengono mangiati dagli uccelli.
In questo caso l’allevamento era la forma di economia locale più sostenibile che si potesse immaginare.
L’equilibrata convivenza tra vacche, pantainero e la grande pianura alluvionale è continuata fino agli anni ‘70. Le nuove generazioni non ne vogliono sapere di allevare le mandrie dei padri, fuggono verso la città e l’economia, basata sull’allevamento, collassa.
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