Nelle mie esperienze con le tecniche meditative, le piante maestre, e... a volte anche solo un bicchiere di buona birra, mi sono trovato più volte a confrontare l'atteggiamento che in quei momenti avevo nei confronti delle difficoltà quotidiane con quello "ordinario". Ma chi ha detto che sia più "giusto" ciò che siamo abituati a percepire, e che determina le nostre priorità quotidiane, solo perché siamo abituati a viverlo?
Generalmente, nei cosiddetti "stati alterati di coscienza", ci si ritrova a percepire e vivere maggiormente il momento presente, il "qui e ora".
Purtroppo, questo porta poi alcune persone a illudersi di poter sfuggire alle lezioni che la realtà ha in serbo per loro, rifugiandosi nei cosiddetti "paradisi artificiali".
In molte tradizioni, il ricorso a piante (non a caso definita Maestre), serve solo ad indicare una strada, a far assaggiare una modalità diversa per poi stimolare la persona a intraprendere un lavoro interiore e consolidare le proprie esperienze senza bisogno di far ricorso a nessun tipo di sostanza, e quando parlo di piante maestre, mi riferisco anche al tabacco ed alla vite; per i nativi americani il tabacco è una pianta estremamente sacra. Fumare ritualmente il calumet non ha niente a che vedere con l'intossicarsi di sigarette. Per altre popolazioni che hanno mantenuto un rapporto sacrale con la natura, dall'alcol si ricavano bevande utilizzabili in rituali sacri; e questo non ha niente a che vedere con l'ubriacarsi o diventare alcolizzati.
Esperienze come l'Ayahuasca, che ho vissuto ritualmente con gli indios dell'Amazzonia peruviana, portano ad un contatto diretto con l'energia della Dea; e questo non ha niente a che vedere con il drogarsi, il bucarsi lo sfuggire alla realtà... affidandosi a qualcosa di esterno. E’ sufficiente, generalmente, utilizzarle una sola volta per ricevere quei messaggi e quelle indicazioni che in quel momento servono al proprio percorso interiore.
Ma non a caso, nelle culture dominate dalle religioni patriarcali, tutte queste sostanze hanno completamente perso il loro significato più sacro e profondo: l'individuo è sempre più convinto di non valere abbastanza, diventa facilmente vittima o si sente fallito e si rassegna, si lascia vivere immerso in un sonno profondo perfettamente manipolabile e influenzabile dal potere di turno.
Solo ripartire da una connessione profonda con se stessi, lavorare per la propria consapevolezza e risvegliarsi alla percezione del momento presente può condurre in parallelo alla libertà interiore e a quella esteriore, cioè a svincolarsi dai condizionamenti imposti dalla cultura dominante e sfuggire alla fin troppo comoda condizione di vittima che, sentendosi manipolata, trova perfettamente giustificabile manipolare a sua volta coloro che ha intorno alimentando una reazione a catena che conviene solo a chi gestisce tutto il gioco
Per informazioni sui seminari e sulle altre attività dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.
Non aver paura di crescere è benessere
|