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Il Carnevale in Europa è stato per secoli una festa di inizio dell'anno: i suoi riti rappresentavano la fine dell'anno vecchio e l'inizio del nuovo. Era una festa d'origine contadina durante la quale, nella metà di febbraio, si festeggiava la morte dell'inverno e la nascita della primavera. L’eterno ruotare della ruota dell’anno. Il corteo di maschere rappresentava i fantasmi o le anime di morti che offrivano la protezione ai vivi e al raccolto. Impressionanti i punti di contatto con la festa dio Halloween: anche la notte di Ognissanti è la fine di qualcosa di vecchio e l’inizio di qualcosa di nuovo- è infatti il capodanno celtico o festa di Samhain durante il quale il popolo celtico si riuniva attorno al Fuoco Sacro e festeggiava con danze e canti- il tempo raccolto era ormai concluso e si poteva godere dei doni degli dèi; la storia vuole perciò che le porte dell’oltremondo si aprissero e che i morti tornassero sulla terra per festeggiare assieme ai vivi. La Chiesa si impadronì di questa ricorrenza di origini goliardiche per onorare tutti i santi, donde il nome.

Sembra che la prima festa in maschera si svolse all’Hotel Italia di Rio do Rocio a Rio de Janeiro nel 1840, per iniziativa dei proprietari italiani dell’albergo, influenzati dal successo dei grandi balli in maschera che si tenevano in Europa.

Le maschere, il nostro vero volto
Quello che noi crediamo di sapere sulle maschere è fasullo. O, per lo meno, scorretto. La maschera è qualcosa che non nasconde il nostro viso. Ci mostra per quello che siamo. E’ la parte di noi che emerge quando non abbiamo il coraggio di fare qualcosa. Quando c’è bisogno di nasconderci per essere più veri. Una maschera che siamo noi, nel modo più autentico. Una maschera che rispecchi il nostro vissuto e le nostre tradizioni, con tutto il corteo di ideali che si trascinano dietro. Sembra, a tal proposito, che il gioviale Arlecchino fosse inizialmente una creatura infernale: un monaco inglese del XI secolo raccontò di averlo visto camminare durante la notte con il suo corteo di demoni; fu solo nel 1600 che Arlecchino divenne un personaggio da commedia che recitò le parti di servo sbadato e da questo, tutti i colori del suo costume, sono le distrazioni che commette.

La maschera di Pulcinella, così chiamato perché lui stesso diceva di essere stato covato da una chioccia, è una maschera tipicamente napoletana vestita di bianco con una maschera nera; descritto come personaggio complesso, ambivalente, intelligente e ridicolo, abile ed incapace, che si può spiegare citando ciò che lui stesso ripete fatto strummolo sono del mio destino, cioè non solo le condizioni della vita ma anche il carattere dell’uomo è un dettame del destino.

Balanzone è la maschera di Bologna, dottore saccente, un personaggio burbero che fa credere di essere un gran sapiente ma spesso, e soprattutto volentieri, truffaldino. La leggenda lo vuole avvocato e professore che ha studiato all'Università di Bologna; la sua maschera è una presa in giro per tutti coloro che si vantano del loro sapere appena si presenta l'occasione.
Pantalone è un vecchio mercante veneziano avaro che crede solo nel denaro e nel commercio, è immaginato dalla cultura popolare come autoritario e bizzarro ma facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.

Ed eccoci alla maschera di Bergamo conosciuta come Brighella, un giovane servo attaccabrighe che proprio per questa sua inclinazione caratteriale viene chiamato così.
L'unica maschera femminile è Colombina, furba servetta dai modi vivaci e graziosi, bugiarda e civettuola.


(26/02/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere

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