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ARRIVERDERCI, LUCA, CIAO...
LUCA COSCIONI E' MORTO. TRA INDIFFERENZA E OTTUSITA'

Muore all'età di 39 anni Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani, malato di sclerosi laterale amiotrofica.

Daniela Mazzoli

Aveva scoperto di essere malato di sclerosi laterale amiotrofica non ancora trentenne, mentre si preparava a correre la maratona di New York. Un lieve dolore alle ginocchia, un senso di pesantezza, la perdita del controllo motorio: il responso e' senza speranza.

Quella che lo ha fatto prigioniero è una patologia degenerativa che porterà gli organi e i muscoli a non corrispondere gli impulsi del cervello. Luca vorrà camminare e non riuscirà a farlo, vorrà parla e non riuscirà ad aprire bocca, vorrà respirare e il suo respiro si spezzerà. Così e' successo, dopo dieci anni di passione e patimenti, che come milioni di altri malati (in Italia 4.000 persone sono colpite da SLA) ha ceduto il passo alla morte.

Coscioni, senza rassegnarsi al pietismo sterile di chi lo trattava come un disabile, ha continuato a sentirsi un cittadino e un uomo fino all'ultimo giorno. Stava, infatti, preparando la sua prossima candidatura per le politiche di aprile. La sua sfiancante e ostinata lotta in occasione dell'ultimo referendum sulle staminali (ricordate i quattro quesiti sulla ricerca?) era soprattutto una lotta di diritto civile, un atto di coscienza verso chi avrebbe continuato a soffrire e a non avere speranza di guarigione anche molto dopo la sua personale, privata scomparsa. Era chiaro a tutti: non per se stesso si batteva ogni giorno ma per il futuro. Una lotta e un futuro che gli italiani non hanno capito, un po’ per pigrizia, un po’ per il vizio dell'ideologia che ben s'accompagna all'indolenza.

Non so se questo genere di cosa si può ancora riuscire a capire, sopraffatti come siamo dalle parole, ma Luca ci metteva trenta secondi per scriverne una. Solo un dito funzionante posizionato sul mouse: era tutta la sua capacità di esprimersi. Poi e' stato anche peggio. Un minuto a parola, con un foglio bianco e le lettere dell'alfabeto che la moglie metteva davanti ai suoi occhi… la chiusura delle palpebre sull'indicazione della lettera corrispondeva ad un sì: la lettera era giusta e avanti con un'altra.

Quale significato avrà potuto dare Coscioni ad ogni sillaba, ad ogni particella o congiunzione? Quale peso avranno acquistato nel suo intimo vocabolario termini come “stato”, “libertà”, “diritto”, “speranza”? Lo spreco di parole vuote che spesso, sempre più inutilmente riempiono il chiacchiericcio delle seconde serate televisive, delle dichiarazioni propagandische ai telegiornali, nello svilito dibattito istituzionale, dovrebbe -adesso sì- lasciare tutti senza fiato e con l'amaro in bocca.

Coscioni, che aveva rappresentato in prima persona il “problema” del malato e della sua partecipazione alla vita pubblica -possibilità di voto inclusa-, è stato spesso percepito come un fastidio, come un momento marginale e scomodo del confronto politico. Insomma, una malattia che riguarda pochi e che invece chiede con urgenza di essere ascoltata, che si facciano rivoluzioni nel modo di condurre la ricerca scientifica in questo Paese… non sembrava importante.

Si è tentato di ignorarlo, nonostante l'appoggio e il sostegno e la garanzia di 50 premi Nobel, che avevano firmato per il suo ingresso nel Comitato di Bioetica durante l'ultimo Governo. Nessun quorum raggiunto all'ultimo referendum, nessuna informazione precisa su questioni che presto o tardi riguarderanno la popolazione, molte manipolazioni per indurre i più deboli a credere che, con l'uso delle staminali, si sarebbe commesso un crimine contro l'umanità.

Insomma, Luca non si è arreso neppure di fronte al no di tutti gli altri, di tutti noi. Non ha perso la speranza perché aveva già capito cosa non sarebbe successo in Italia, non aveva paura della morte -diceva- perché certe volte si sentiva già morto.

Non so se possano valere le condoglianze del mondo politico. Nella società civile sono tantissime le persone che ignorano l'esistenza di Coscioni. Qualcuno sostiene che ognuno di noi ha due gambe paralizzate nel cervello. Sono quelle che probabilmente ci impediscono di andare verso un futuro di salvezza, di verità, di umana compassione. Condoglianze a tutti.


(22/02/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Prendersi cura del proprio corpo è benessere

  
  
 
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