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PROFESSIONE: ANIMATORE TURISTICO. DALLE DOLOMITI CON RAFFREDDORE...
Instancabili, sempre sorridenti e cordiali, esperti di ogni ballo dal Tuca Tuca al Bongi. Si svegliano prima di tutti, vanno a dormire dopo di tutti. Viaggiano, restano lontani dagli affetti per mesi. Cantano, si travestono, si mettono in gioco, sono anche un po’ psicologi. Sono gli animatori.

Barbara Molinario

Eccomi qui, corrispondente per Terranauta dalle Dolomiti. In settimana bianca, che è la vacanza più ambita perché spezza la stancante routine invernale. La neve è divertente, anche per chi non sa sciare come me. Ma se ti viene un’influenza fulminante e non puoi uscire dall’albergo cosa fare? Cominci ad apprezzare e godere delle persone che ti stanno più accanto e che cercano di tirarti su. Sto parlando degli animatori che popolano, oltre al classicissimo palco degli show serali, l’albergo, il ristorante, il bar, la sala giochi, l’ingresso, li trovi dappertutto. Anche se gli amici vanno a sciare e resti sola, sprofondando nelle poltrone della hall, non lo sei mai davvero perché ci sono loro.

Eh già, gli animatori non sono solo quelli in pantaloncino sulle spiagge estive, ma si trovano anche sulla neve. Sono un punto di riferimento per gli spaesati viaggiatori, sono gli “strumenti” per non annoiarsi ed avere sempre da fare.

L’affetto e la stima che accompagnano questi “professionisti del buon umore” è enorme.
“Gli originali sono rari da trovare ma facilissimi da riconoscere…” recita così la frase di apertura di una lettera scritta da una villeggiante ospitata due settimane fa nel mio stesso hotel, a Folgarida, vicino Madonna di Campiglio. Me la mostra con orgoglio Michele, il capo villaggio. È vero, questi ragazzi sono eccezionali. Michele Spiga, il capo villaggio e Valerio Tommasino, capo animatore, sono i Fiorello del futuro. Non dimentichiamo che anche Rosario Fiorello, grande Showman, ha sviluppato nei villaggi turistici la sua forza coinvolgente. Cantano, ballano, recitano, organizzano feste e tornei, ci sanno fare con i bambini. Ed alla fine della settimana sono diventati dei veri divi, prima di andare via le ragazzine li fotografano, chiedono l’autografo, magari accompagnato da una frase scritta su un cartoncino a forma di cuore.

Faccio qualche chiacchiera proprio con Michele, giovanissimo capo villaggio, 25 anni di cui otto passati come animatore, lunghi capelli pettinati in alto come Dragonball, i denti scompigliati in un sorriso.

Quali sono i compiti di un capo villaggio?
“Deve impostare il lavoro del villaggio, avere una mente manageriale e capacità gestionale. Passare ore ad organizzare i turni (la maggior parte di notte perché di giorno bisogna essere presenti alle attività), dissipare discordie tra gli animatori, gestire le attività di tutti, creare un ambiente di lavoro sereno.”

Come hai cominciato?
“A 17 anni, quasi per caso, cercavo un lavoretto estivo per pagarmi le vacanze. Mi sono presentato ad un villaggio in Sardegna, la mia terra, in cerca di un posto da barista invece ho trovato un posto da animatore. Ho cominciato e poi è diventata una droga. È l’esperienza più forte che un ragazzo può sperimentare, qualsiasi cosa si voglia si può fare. Un animatore può gridare, vestirsi da donna, dire scempiaggini e non essere preso per matto! Si può rimanere bambini per sempre. Avrei anche voluto lasciare gli studi per dedicarmi a tempo pieno a questa passione, ma, per fortuna, i miei genitori sono riusciti a convincermi dell’importanza della cultura, anche in questo lavoro.”

Qual è il percorso di un animatore per fare carriera?
“Il primo impiego è quello dell’animatore di contatto che deve essere sempre presente in ogni attività e conoscere tutti gli ospiti”.
Beati loro perchè io non ricordo neanche cosa ho mangiato a colazione.
“Ci sono diversi modi per ricordare. Bisogna notare delle caratteristiche fisiche, magari la somiglianza con personaggi famosi oppure la città di provenienza.
Quando si diventa abbastanza esperti si viene promossi a responsabili di un settore. Ma solo le persone valide, si può rimanere anche per sempre al livello più basso.


  
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