Immaginate di essere davanti ad uno schermo televisivo e di vedervi scorrere immagini diverse:
- uomini vestiti di nero davanti al muro del pianto di Gerusalemme che mimano atti di autoflagellazione;
- persone che durante una celebrazione cattolica accompagnano le parole ”mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” con un gesto della mano che “batte” sul torace (in quest’accezione meglio individuato come “petto”);
- musulmani che si autopuniscono con uncini o altri oggetti.
Anche per quelle persone che non aderiscono a queste religioni, la condizione mentale del senso di colpa può rinforzare quanto di proprio già si vive.
Provate ad immaginare di spiegare ad un bambino che vede un’assemblea di persone battersi il petto di cosa si è colpevoli, oltre che dell’avere mangiato una merenda contro la volontà dei genitori, o avere fatto la pipì a letto, o avere fatto una linguaccia ad un compagno di giochi, ecc.
Nel senso di colpa c’è il ricatto della sofferenza, sofferenza che si provoca ad altri o a se stessi, es. mi sento in colpa perché ho mangiato un barattolo di marmellata, oppure perché ho usato parole dure verso una persona… e lei ne soffrirà, sono andato a vivere in un posto nuovo ma i miei genitori mi dicono che sicuramente l’ho fatto perché non li voglio più nella mia vita. ecc.
Dal complesso di Edipo di freudiana memoria (repressione del desiderio nei confronti del genitore di sesso opposto) in poi, il senso di colpa e la paura della punizione si può dire che accompagnino ogni parte dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Anche quando, da adulti, si decide di lavorare e trasformare questo condizionamento che senz’altro imprigiona la nostra reale volontà, la tendenza a ricadere nel gioco del ricatto, soprattutto affettivo, spesso è molto forte.
Dunque quale forza magnetica attrae l’individuo, schiacciandolo, verso il senso di colpa?
L’idea di una memoria storica, anzi direi “genetica”, che richiama nella vita presente la tendenza all’inevitabile ricerca di una espiazione del senso di colpa che deriva proprio dai culti religiosi “patriarcali”, non è poi così assurda.
Allora cosa fare? Spesso farsi guidare dalla saggezza del corpo che riesce, a volte, a non ascoltare il disturbo di fondo della mente, può essere un modo diretto ed immediato per cambiare direzione.
Questo vuol dire, ad esempio, che se tentaste di far capire al vostro corpo che ha bisogno di sentire la sofferenza per arrivare ad una condizione di pace e libertà interiore, probabilmente se potesse vi sputerebbe in un occhio, anzi… forse… in tutti e due, per cominciare a vedere Realmente con gli occhi del cuore, che non ama di certo la sofferenza propria o quella altrui!
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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