Gli utenti cinesi devono dire addio a Wikipedia, e non per colpa degli organizzatori del sito. La più famosa enciclopedia della Rete, infatti, è stata oscurata dal governo cinese. La notizia ha ormai fatto il giro del mondo, scandalizzando la stampa internazionale.
Wikipedia
Wikipedia è la più grande enciclopedia esistente su internet. Conosciuta da tutti gli internauti più avvezzi alla Rete, non è solo un grande bacino di informazioni, ma anche un forte simbolo di libertà. Nata 5 anni fa, Wikipedia è stata tradotta in 100 lingue diverse. Ma la sua caratteristica più forte, e forse più temibile per i governi che si oppongono alla libertà di pensiero, è quella di essere un’enciclopedia aperta: chiunque può offrire il suo contributo e le definizioni sono aperte, appunto, a rettifiche o a precisazioni da parte degli utenti di tutto il mondo. Gratuito, costantemente aggiornato, aperto ai contributi di chiunque voglia parteciparvi, Wikipedia è da considerarsi il prodotto della libertà. E mai come in vicende come questa ne incarna gli ideali.
Wikipedia oscurato
I giovani cinesi lo utilizzavano per prepararsi agli esami, scrivere tesi, fare ricerche per la scuola. Ma da qualche tempo se si prova a collegarsi a Wikipedia dalla Cina, si viene rimandati a una pagina che spiega che non è possibile visualizzare il sito cercato a causa di non meglio precisati problemi tecnici.
I veri problemi, però risalgono a cause di tutt’altro genere. Ciò che non piace al governo cinese sono le parole scomode che si possono cercare su Wikipedia, o meglio, le definizioni che a quelle parole possono essere date. Da innocente enciclopedia, così Wikipedia si trasforma in una minaccia per il governo cinese, grazie a parole (e definizioni) come Tien An Men, democrazia, Tibet e così via. Uno strumento sul mondo, per i giovani cinesi, che può diventare strumento di dissenso verso il proprio governo. Una realtà altra per chi vive in un mondo chiuso e perfettamente controllato dal governo. Una libertà di stampa pericolosa. Grazie a Wikipedia, infatti, i cinesi potrebbero venire a conoscenza della reale situazione di Taiwan, dell’occupazione del Tibet e dei massacri ai monaci buddisti, nonché dell’esilio del Dalai Lama o del massacro di piazza Tien An Men.
La grande muraglia di fuoco
L’oscurazione di Wikipedia rientra in un più ampio progetto del governo di Pechino riguardo alla Rete. La Cina, infatti, sorveglia l’informazione su internet censurando i siti e le parole più compromettenti. Grazie a un sofisticato software, infatti, il governo cinese è in grado di filtrare parole o mettere fuori uso interi siti. La grande muraglia di fuoco, come è stata soprannominata, contiene più di mille parole sospette, di cui solo un’esigua parte riguarda la pornografia. Il resto ha a che fare con le libertà più elementari dell’uomo: diritti umani, civili, religiosi (ne è un esempio la sopraccitata parola “Tibet”).
Una commissione preposta alla censura, inoltre, convoca ogni mese una riunione dei dirigenti dei siti internet (anche quelli stranieri) per dar loro le linee guida del governo.
Anche l’occidente, tuttavia, non è esente da colpe e, da parte sua, contribuisce a questo sistema di repressione. Recentemente, infatti, la più famosa industria di computer americana ha fatto chiudere un importante blog di un giornalista cinese che si faceva chiamare An Ti, mentre uno dei maggiori portali del mondo ha denunciato un giornalista dissidente rivelando alla polizia il contenuto di una e-mail. Il giornalista è attualmente in carcere.
Del resto, per chiudere con una frase di Human Rights, celebre associazione in difesa dei diritti umani, “in Cina anche internet ha memoria”.
Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere
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