Già allora il vino era accompagnato da cibi particolari che ne sapessero esaltare il sapore e il profumo: tra questi era il kykeion, una mistura di miele, orzo e formaggio grattugiato che secondo la mitologia greca era bevuto dagli eroi omerici durante le guerra di Troia. Tra i corredi tombali rinvenuti è infatti anche una piccola grattugia bronzea molto probabilmente utilizzata a questo scopo.
Oltre a ciò, il vino era anche utilizzato per marinare la carne, che infatti era lasciata immersa nel nettare per molte ore prima di essere consumata. Le aree maggiormente utilizzate per la coltivazione della vite erano, secondo quanto ci riferisce nei suoi scritti Plinio, quelle attorno a Populonia, a Gravisca, l’antico porto di Tarquinia, e a Statonia, presso Vulci.
Sempre grazie a Plinio siamo anche a conoscenza dei diversi vitigni utilizzati per produrre le varie tipologie di vino: si trattava dell’Etesiaca, una qualità molto precoce e generosa nella quantità di vino prodotto, la Talpone, un’uva nera che dava un mosto chiaro, l’Alpiane, dalla quale si ricavava un vino molto dolce e ad alta gradazione utilizzato per la produzione del passito, la Sopina, che era coltivata con i tralci rovesciati verso l’alto, e la Conseminia, dalla quale si ricavava un’uva molto tardiva a bacca nera e adatta per un uso quotidiano.
Al termine della vendemmia si consumava immediatamente il primo mosto, mentre il rimanente era conservato all’interno di grandi recipienti le cui pareti interne erano rivestite con pece e con resina e quindi lasciato riposare per un certo periodo di tempo al termine del quale il vino era filtrato e versato all’interno delle anfore da trasporto. Prima di essere consumato, il vino era mescolato nei crateri con l’aggiunta di acqua e miele in modo da perdere parte dell’eccessiva gradazione e in modo da risultare maggiormente piacevole al palato (pare addirittura che in questo modo riuscissero a ottenere un vino simile al nostro moscato).
Durante alcuni banchetti al vino erano anche aggiunte alcune droghe, in modo da raggiungere in modo più veloce lo stato di ebbrezza. Verso il mondo esterno, il vino era scambiato in tutto il bacino del Mediterraneo e in questo modo giungevano in Etruria schiavi e metalli preziosi; in particolare, fu il territorio di Vulci a specializzarsi nella produzione di anfore vinarie che erano vendute ai grandi proprietari di vigneti. Tra le principali destinazioni del vino etrusco erano i centri della Gallia mediterranea, dove si svilupparono centri di produzione autoctoni.
Conoscere cosa mangi è benessere
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