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ALLA SCOPERTA DELL’AIKIDO E DEL KATSUGEN UNDO. L’ARTE DEL NON FARE
Cosa sono l'Aikido e il Movimento Rigeneratore? Come fare di essi mezzi per vivere la quotidianità? Ce ne parla Régis Soavi, discepolo diretto di Itsuo Tsuda, a sua volta allievo del Maestro Ueshiba e del Maestro Noguchi.

Francesca Giomo

Dell’Aikido conoscevo solo il nome, prima di essere invitata a partecipare a quattro lezioni per praticare questa “non arte marziale” presso la Scuola della Respirazione di via Fioravanti a Milano.
Le lezioni per gli “assaggiatori” si tenevano il lunedì sera alle sette, nessuna parte teorica, ma solo pratica. Prima si osservava la dimostrazione della tecnica da parte degli allievi più anziani, quindi, si “eseguiva” direttamente.

L’Aikido di cui parleremo e che ho cominciato a conoscere è quello del Maestro Itsuo Tsuda, allievo del fondatore della pratica Morihei Ueshiba. Ora è Régis Soavi a portare avanti la ricerca iniziata da Tsuda attraverso la pratica del suo insegnamento presso differenti dojo in Europa, tra cui anche la Scuola della Respirazione di Milano. Tsudo in vita si era occupato anche del Katsugen Undo, il Movimento Rigeneratore, appreso da Haruchika Noguchi, che viene praticato, oltre all’Aikido, anche presso il dojo di Milano. Di entrambi ce ne parla direttamente Régis Soavi nell’intervista che segue.



D - Che cosa è l’Aikido? Può essere definito un’arte marziale?
RS - L’Aikido è una non-arte marziale. Infatti l’origine dell’Aikido è un’arte marziale che si chiama Ju Jitsu. La visione del Maestro Ueshiba ha trasformato questa arte marziale in un insieme di armonia e fusione tra le persone. Per questo non si tratta più di un’arte marziale come alle origini, ma di una non-arte marziale.

D - Fu, allora, il Maestro Ueshiba ad inventare l’Aikido?
RS - Si, fu Ueshiba, morto nel 1969. Ma il fatto che alla base dell’Aikido vi sia il Ju Jitsu è importante, in quanto da qui si capisce come Ueshiba con l’Aikido ne cambiò lo spirito. Ai-Ki-Do significa via (do) dell’armonia (ai) del ki, vi di fusione del ki. La sua linea di orientamento ha di fatto trasformato un’arte marziale in qualcosa d’altro. Nell’Aikido non si può, ad esempio, parlare di difendersi, bensì di fondersi.

D - Se Ueshiba fu il fondatore dell’Aikido, l’insegnamento della Scuola della Respirazione si rifà, però, al Maestro Itsuo Tsuda
RS - Sì, Tsuda è morto nel 1984. Attraverso i suoi libri ha fatto passare il messaggio di Ueshiba, di cui fu allievo per dieci anni, come me di Tsuda. Dopo la morte di Ueshiba si formarono diverse scuole di Aikido. Qualcuna tra queste ha preferito tornare a un’arte marziale tipo Ju Jitsu, altre hanno fatto dell’Aikido uno sport. Noi cerchiamo di capire cosa in realtà il Maestro Ueshiba ha detto.

D - Il M. Tsuda ha conosciuto tardi il Maestro Ueshiba? Prima praticava arti marziali?
RS - No, Tsuda era un intellettuale. Non aveva mai praticato arti marziali. Studiò in Francia con Marcel Granet e Marcel Mauss, lui fu interessato dal Ki. Ha cominciato le sue ricerche verso questa direzione e prima ha scoperto il Katsugen Undo, poi l’Aikido. Tsuda, grazie a Ueshiba, ha visto come si poteva usare il Ki nell’arte marziale. Aveva 45 anni quando ha cominciato, senza mai praticare prima né karatè, né judo, né altro.


D - Non è facile per un occidentale comprendere cosa sia il Ki
RS - Tutti ne parlano ormai. Basta pensare al Tai Chi Chuan, al Qi Qong…Tutti lo conoscono dal punto di vista mentale, ma è dal punto di vista del fisico che pochi lo sperimentano. Ma questo non si può spiegare. Ognuno deve sentirlo, non esiste spiegazione. A noi non interessa la spiegazione di cosa sia il ki a noi interessa solo come possiamo utilizzarlo. E’ un po’ come spiegare cosa sia l’amore. Oggi si possono fare analisi sull’odore delle donne, su quello degli uomini ecc…ma non basta, se no siamo solo animali…Non si spiega l’amore, l’amore è un incontro tra due essere e non avviene perché quello ha la barba ecc ecc... Così avviene anche per il Ki.

D - Parlando della pratica dell’Aikido, come si articola una seduta?
RS - Una seduta di Aikido è un momento speciale della giornata. Io pratico ogni giorno, vi si può ritrovare un certo aspetto sacro. All’inizio della pratica vi sono dei gesti rituali, di cui non è importante conoscere il senso, ma fondamentale è che quando li fai, questo procura qualcosa. C’è anche la recitazione del norito (un testo di origini shintoiste recitato in giapponese), che è una recitazione di purificazione Nessuno sa cosa vogliono dire le parole intonate, ma quando la loro recitazione è buona c’è una vibrazione interna, che agisce. A noi può sembrare molto mistico, ma se uno ascolta dei lieder di Schubert, ad esempio, eseguiti da un buon cantante, se non sa il tedesco non capisce nulla, ma quando ascolta il canto accade qualcosa o di triste o di gioioso, viene generato un effetto. Come quando si guarda la rappresentazione del teatro Noh, non si capisce niente, è in giapponese, ma i gesti e i movimenti creano effetti. E questo non è mistico, bensì reale.

D - Quando abbiamo assistito a una delle ultime parti della seduta, la parte del movimento libero, grazie al susseguirsi di attacchi e “fusioni”, sembrava di assistere a un’improvvisazione...
RS - Sì, infatti, si tratta di un’improvvisazione

D - Ci vuole una tecnica speciale per fare il movimento libero?
RS - Anche se si tratta di un’improvvisazione, ci sono dei gesti che sono un pò ritualizzati. Uno non può attaccare a caso,ma in un certo modo dipende dalla postura di chi è attaccato, diciamo così. Il gesto dell’”attaccante” corrisponde alla postura di colui che viene “attaccato”. Ma nel caso di un’improvvisazione, come quando dei musicisti improvvisano insieme, c’è sempre armonia altrimenti si crea il caos. Dunque si sorpassa la tecnica e si crea armonia.
Tutti possono farlo. Ognuno lo fa al suo livello. All’inizio lo si fa più lentamente, con la tecnica che si conosce. Non si inventa qualcosa di veramente nuovo.


D - Che importanza ha il respiro nella nell’Aikido?
RS - Quando si parla di respiro in tale contesto, si parla della condizione del Ki. Uno non deve pensare a respirazione a livello dei polmoni. E’ un respiro del corpo che permette di essere più in armonia. Quando uno agisce è espirazione, quando uno riceve è inspirazione.
La respirazione polmonare, quando si inizia a praticare, diventa più ampia. Tutto il corpo respira e questo diviene più sciolto e morbido, il ki scorre meglio. In tal senso la respirazione serve ad ammorbidire le persone, a trovare un ritmo nella pratica, perché se uno non respira correttamente dopo cinque minuti non ha più forze. Per questo motivo, all’inizio delle sedute si pratica lentamente, perché armonizziamo attraverso il respiro i gesti. I gesti, quindi, vengono armonizzati dal respiro.



  
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