Nelle ultime settimane abbiamo assistito, attraverso i mass media, ad una escalation di comportamenti di violenza sessuale che ha dato necessariamente all’occhio per la rilevante quantità di atti concentrati in pochi giorni.
Dal punto di vista sociologico ci sarebbe tanto da analizzare e dire.
Io voglio limitarmi a pormi, insieme a voi lettori, degli interrogativi e a fare delle riflessioni sul condizionamento che l’informazione dei mass media ha giornalmente sulle nostre vite.
Se mi fermo un momento a riflettere genericamente sul motivo per cui poco meno di dieci uomini in maniera individuale, più un gruppo di giovani, hanno scelto proprio nello stesso periodo di tempo di non controllare più il loro desiderio/bisogno di violentare sessualmente delle donne, mi rispondo che o siamo in presenza di un nuovo “virus aviario” che contagia la popolazione di sesso maschile che in questo momento vive in Italia, oppure siamo in presenza di un diverso tipo di contagio.
Visto che al momento non siamo a conoscenza di virus che colpiscono in maniera specifica questo tipo di comportamento umano, voglio porvi dei punti di riflessione per contribuire ad avere un atteggiamento attivo, vigile e critico nei confronti di ciò che giornalmente accade intorno, e a volte, purtroppo, dentro le nostre vite.
Esiste dentro l’essere umano la tendenza a propendere verso quel “così fan tutti” che a volte giustifica e rende socialmente meno gravi comportamenti anche dannosi.
Mi riferisco a quella tendenza alla massificazione che per alcuni è un buon motivo per continuare a dormire da svegli, per altri è motivo di lotta interiore per preservare la propria individualità, per altri ancora è proprio il piacere di un contagio che quasi deresponsabilizza e rende meno visibili mentre si continua ad agire indisturbati nel turbinio della folla.
A mio avviso gli eventi relativi alle violenze sessuali che abbiamo conosciuto dai media in quest’ultimo periodo potrebbero rientrare in quest’ultima tendenza che, tra l’altro se così fosse, esprimerebbe anche un difetto di percezione da parte degli autori, come il bimbo che per mangiare un cioccolatino rubato si sente nascosto solo girando le spalle all’adulto ma continuando a far sentire il rumore per lo scartamento della prelibatezza.
E’ possibile che sapere che altri hanno compiuto degli atti di violenza contribuisca a dare il via libera all’espressione di quei desideri presenti in soggetti che hanno già disturbi di personalità (difficoltà di instaurare contatti e relazioni sane in cui è previsto l’incontro, uno scambio, ecc.),
magari in forma latente?
Se così fosse ci sarebbe da riflettere sul grande potere che i mass media gestiscono spesso con un coinvolgimento acritico di una buona parte degli “spettatori”.
I cronisti di queste notizie di violenza sessuale su donne, tra l’altro, ci hanno informato del fatto che diversi di questi “violentatori” fossero “stranieri”.
Mi chiedo se nel passaggio all’atto di queste persone non ci sia alla base anche una diversa considerazione della donna (ad es. in molti paesi arabi la donna è una proprietà dell’uomo con tutte le conseguenze in termini di rispetto che ciò comporta). E non per questo sono da giustificarle, ma si presenta un altro punto di vista.
Con queste considerazioni non voglio demonizzare il potere dell’informazione pubblica, ma riflettere insieme a voi sull’opportunità di sviluppare ora più che mai il senso critico verso il bombardamento di notizie che giornalmente il nostro cervello elabora, seleziona, ricorda, dimentica e così via.
Difficoltà di instaurare contatti e relazioni sane in cui è previsto l’incontro, lo scambio di idee, sensazioni o altro, e un movimento verso l’altro se ci interessa soddisfare delle motivazioni o l’allontanamento dall’altro se non sentiamo stimoli sufficienti per mantenere la relazione.
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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