Nella nostra quotidianità siamo spesso invasi (e uso tale vocabolo appositamente proprio per indicare un’azione senza scelta) da messaggi che veicolano violenza, morte, sadismo.
Voglio citare un esempio per tutti: la fila interminabile di gente comune fuori dal tribunale dove si teneva il processo per l’ormai famoso “delitto Cogne”.
Le immagini dei cronisti hanno mostrato gente di tutte le età e le risposte alle interviste andavano dalla passione per i “gialli” alla pura curiosità. Mi ha colpito l’animus con cui questa gente teneva ad esprimere il proprio giudizio, magari scommettendoci anche sopra, di innocenza o colpevolezza… e come questo, tanti altri casi in cui la televisione o la radio catturano l’attenzione della gente che smette di vivere per immedesimarsi, in realtà, nelle disgrazie altrui.
Pensandoci bene, questo atteggiamento (e qui giudico anch’io!) non mi sembra poi neanche tanto lontano da quello che può avere un gatto che, per puro istinto da cacciatore, uccide un topo, se lo porta in giro passandoselo da una zampa all’altra, rimane lì a guardarlo per un po’, rincorre chi glielo porta via anche se poi non ha bisogno di mangiarlo perché non ha fame.
Invito anche voi lettori a riflette sull’utilità o meno di immedesimarsi con notizie in cui viene dettagliatamente descritto il dolore altrui.
Quanto dà e quanto toglie questo tipo di empatia?
Ciò che dà è probabilmente la risonanza con propri aspetti di aggressività e/o sadismo che vengono tenuti sotto controllo, ma che in molte persone rimangono latenti.
Ciò che toglie in chi rimane con vista o orecchie incollate per compenetrarsi nella sofferenza altrui è una buona dose di energia vitale, sottraendo tempo e spazio al piacere di sentire la vita scorrere dentro e fuori, piuttosto che la morte.
Non si tratta qui dell’immedesimazione che porta a muoversi per aiutare altri in difficoltà, ma di puro piacere nel vedere cosa accade “nella porta accanto”.
Con ciò non reputo sbagliata l’espressione della parte istintuale dell’essere umano, che anzi è utilissima e sana in contesti e situazioni specifiche.
Ritengo che la scelta consapevole faccia la differenza. E l’essere umano ha la capacità di sentire e scegliere tra coinvolgimento istintuale, emotivo, sentimentale e quando i diversi fattori si completano a vicenda si realizza quella che io chiamo la magia del sentire la vita!
E’ vero che siamo liberi di spegnere televisione, radio, di non leggere giornali o internet, ma il bombardamento dei media è talmente grande che, soprattutto le “notizie brutte” arrivano anche senza cercarle.
Per finire, mi chiedo se ci sia scelta consapevole in chi si lascia catturare, quasi ipnotizzato da vicende a volte molto crude oppure, piuttosto, l’enfasi data da un certo tipo di informazione (o forse disinformazione?) alle notizie di morti, rapimenti e quant’altro, non abbia come scopo proprio quello di rendere ottusa la gente e spostare così l’attenzione dalle informazioni che potrebbero indurre a riflessioni, critiche, dubbi, commenti e presa di coscienza.
Buon risveglio!
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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