Cosa succede in questo difficile periodo che contraddistingue il percorso evolutivo, ovvero quello che si aggira intorno ai 20 anni?
Superata la fase di turbolenza, caratterizzata da una rivoluzione ormonale che coinvolge il giovane in un adattamento psicofisico ad una nuova realtà, si attiva la ricerca di una collocazione verso una nuova identità. I vent’anni, seppur meno minacciosi e rivoluzionari rispetto a quelli dell’adolescenza, non si preannunciano certo scevri di difficoltà.
È vero che i giovani ventenni sono, ormai, a tutti gli effetti uomini o donne, ma questo vale solo per quel che riguarda la crescita corporea, spesso in contrasto con un mondo che implica scelte difficili, in prospettiva di un nebuloso ed incerto futuro.
I problemi che i giovani adulti si trovano ad affrontare sono molti e per tanti di loro rappresentano solo l’inizio di una tortuosa e impervia strada in salita che li attende ad un’età in cui devono cominciare a muovere i primi passi da soli.
La realtà sociale, infatti, spesso rivela insidie e trabocchetti cui non sono certo abituati questi giovani in erba, cresciuti fino ad ora nel caldo abbraccio protettivo di un ambiente familiare rassicurante che li ha difesi dalle minacce del mondo esterno. L’ambito lavorativo, ad esempio, che per un giovane rappresenta un importante passo verso l’indipendenza, è spesso lontano e difficile da raggiungere, soprattutto se inteso come fonte di gratificazione personale. Le possibilità lavorative, infatti, rivelano a volte realtà sottopagate, dai risvolti faticosi e frustranti, spesso responsabili delle prime delusioni che il giovane adulto comincia a raccogliere in una realtà sociale che, da subito, gli appare difficile e insoddisfacente.
Se, poi, la condizione è quella dello studente, il giovane staziona in una sorta di limbo fatto di studi e rinunce, nella speranza di poter accedere un giorno ad un soddisfacente futuro. Anche se apparentemente facilitato qualora il giovane appartenga ad una famiglia benestante, in realtà le cose si complicano quando le aspettative familiari vogliono che egli raggiunga ben presto un’indipendenza economica. In entrambi i casi, però, un dato che emerge dalla ricerca sociale indica che il giovane è comunque spesso destinato a rimanere sotto il tetto familiare per molti anni ancora, rigettato da una realtà sociale che, per costi e difficoltà, gli nega l’autonomia.
Da un punto di vista psicosociale, i 20 anni sono l’età della comunicazione e della condivisione, un periodo in cui l’appartenenza al gruppo dei suoi pari è maggiormente sentita. È questa, peraltro, la fase della vita in cui i primi amori fanno soffrire terribilmente, intrisi come sono da uno spirito di idealismo, unicità e insostituibilità al tempo stesso.
Le difficoltà in tale ambito sorgono spesso da un approccio eccessivamente serio con il quale il giovane affronta ciò in cui crede, rigettando a priori quanto appare in contrasto con la sua visione del mondo.
Con questo pesante bagaglio alle spalle, colmo di incertezze e paure, di confusioni e pragmatismi, il giovane adulto comincia a muovere i suoi primi faticosi passi verso la vita, in un mondo che non lo aiuta certo a sperare nel futuro.
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