Se ne parla da anni, in contraddittori di tipo etico e politico. Pochissimo, quasi mai in televisione, si affronta la questione della marijuana da un punto di vista specificamente medico. Eppure la cannabis e' usata da sempre, in civilta' meno sofisticate della nostra, come calmante del dolore.
Peter Libby, primario di medicina cardiovascolare al Boston's Brigham and Women's Hospital, ha appena pubblicato uno studio sul giornale Nature in cui si rende conto di alcuni esperimenti effettuati su topi sottoposti a cannabis: l'irrigidimento delle arterie era notevolmente rallentato, il che apre spazi alle cure future degli esseri umani colpiti da ictus o da infarto.
In Italia - sulla scia di questi illustri precedenti - due ospedali, il Molinette di Torino e il Policlinico Umberto I di Roma, faranno partire una sperimentazione della cannabis sintetica nelle terapie contro il dolore dei malati di cancro.
Saranno coinvolti 80 pazienti, 40 per ogni ospedale, scelti tra malati di cancro alla prostata, al pancreas e ai polmoni. Per un periodo di 12/20 settimane ai pazienti verranno somministrate per via orale delle compresse a base di canapa indiana.
La terapia, purtroppo, non gode il sostegno ministeriale e le compresse utilizzate saranno fornite gratuitamente da due case farmaceutiche produttrici, in una specie di doppio scambio: i pazienti si prestano alla sperimentazione, le industrie offrono il prodotto da testare.
La dottoressa Rosanna Cerbo, responsabile del centro di medicina del dolore del Policlinico Umberto I, ha evidenziato l'intenzione di stendere un documento guida sulla base di questa prima esperienza. Importante il placet del comitato etico, che non dovrebbe pero' opporsi all'iniziativa.
I pazienti costantemente monitorati renderanno possibile una verifica dei risultati. Insomma, se la cannabis alleviera' il dolore di tanti malati terminali sara' possibile provarlo, dati scientifici alla mano.
Insieme ai pro sara' lecito discutere anche dei contro, dei danni collaterali, delle controindicazioni: sembra, infatti, che in casi precedenti di malati sottoposti a derivati della cannabis fosse aumentato quattro volte rispetto alla norma il desiderio di suicidio e fosse pure comparso un indebolimento osseo con possibili sviluppi di osteoporosi. C'e' anche in questo caso, come spesso capita, da valutare letteralmente quale sia 'il minore dei mali'.
Prendersi cura del proprio corpo è benessere
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