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L’uso terapeutico della fantasia, inoltre, può essere utile per amplificare un sentimento o una caratteristica della personalità verso la quale si osserva una resistenza, un blocco.

Descrivo brevemente un esempio per facilitare la comprensione: una persona in terapia afferma “non mi posso vedere arrabbiato”. Un mio modo di intervento nella condizione che egli si sta vivendo può essere “bene, facciamo una fantasia…immagini di essere arrabbiato…come si sente, cosa sente e in quale parte del corpo sente, ecc.

In definitiva aiuto la persona ad esplorare il suo blocco e a sperimentare il muoversi verso quella resistenza, arrivando magari alla conclusione che la rabbia può non essere distruttiva e che quindi l’espressione “non posso vedermi arrabbiato” esprime in realtà la difficoltà ad esprimere la rabbia.

La fantasia può servire anche per stabilire un contatto con un’altra persona non presente in quel momento in terapia, con l’uso ad esempio della sedia vuota.

Ancora, la fantasia può essere utile per esplorare parti di sé non familiari, o dell’ambiente, esprimendo ciò che potrebbe avvenire.

In ultima analisi, ritengo che la fantasia, come altri strumenti terapeutici, possa essere utile per creare sempre più un ponte di collegamento tra il contesto psicoterapeutico e la vita quotidiana dell’individuo che chiede aiuto.

Questa è una delle sfide che lo psicoterapeuta, a mio avviso, ha da tenere sempre sullo sfondo della propria percezione, dove la figura dominante è l’essere umano che vuole lavorare per la propria realizzazione ed in definitiva per la propria libertà.

Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(12/07/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di curare la propria anima è benessere

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