Vi ricordate gli anni '80? Sembrava che il mondo fosse popolato di tossicodipendenti. Per anni e anni i più seguiti talk show non hanno fatto che trascorrere serate portando sul palcoscenico persone di spalle, nascoste nel buio, che aprivano le porte della propria vita e della propria intimità per confessare di essere state vittime della droga, o che lo erano state i loro figli, i loro fratelli. A noi telespettatori sembrava un pericolo non solo reale ma a portata di mano, una cosa che poteva davvero capitare a chiunque in un momento di distrazione o di disagio esistenziale.
Ricordiamo ancora tutti i consigli ai genitori, i grandi dibattiti sull'educazione che poteva indurre o inibire i ragazzi nell'uso del fatale veleno. E c'era nel pubblico dei giovani che invece non si drogavano una specie di risentimento, un desiderio inesaudibile di ribellione contro chi si arrogava il diritto di parlargli addosso. Che fastidio era sentire i 'grandi' che parlavano dei deboli ragazzi troppo sensibili, incapaci di affrontare la realtà della vita e infine facili prede delle cattive compagnie…
Tutti pronti a puntare il dito contro qualcuno per togliersi velocemente dalla rosa degli indagati, dei responsabili, dei colpevoli.
Ebbene, ci risiamo. Vent'anni dopo si torna a parlare di droga. Ma stavolta è una sostanza meno 'popolare', più elegante; una sostanza che lascia meno tracce, che non riduce le persone come gomitoli agli angoli delle strade; una sostanza che non si fa palesemente additare. Cosi' i benpensanti hanno potuto credere che il problema non ci fosse, che riguardasse solo persone del bel mondo, facoltose, viziate, viziose.
E invece si sbagliavano. Certo, i casi di cronaca degli ultimi giorni portano alla luce vicende di modelle, attori e rampolli di famiglie importanti. Ma il fenomeno è appena arrivato in superficie. C'e' ancora molto da far venire a galla. Qualcuno, già da adesso, qualche libero pensatore, qualche persona sincera e poco preoccupata di salvare la reputazione di certi gruppi sociali, ha già provato ad accennare il vero problema. Qualcuno, nelle trasmissioni di Vespa e di Mentana ha già provato a dire che anche i genitori degli amici dei propri figli fanno regolarmente uso di cocaina.
"Abitualmente", proprio cosi', come si trattasse di un aperitivo. Ma la verità è talmente semplice e spudorata che non la si può' far andare in giro senza coprirla di specificazioni, restrizioni, premesse. Ai momenti di imbarazzato silenzio che seguono sempre certe affermazioni -specie in diretta, quando non si può tagliare la frase- sono seguite subito facce scomposte, stupite, incredule. Insomma si è esclamato allo scandalo. Pero' anche questa è una forma di indecente ipocrisia.
La maggior parte di noi, nel mondo che corre, che lavora, che produce, conosce e sa di persone che usano cocaina. Sono soprattutto affermati professionisti, ma anche giovani aspiranti al mondo dei vincenti. Sono i ragazzi ma sono anche i genitori, figli e padri: coinvolti nello stesso ricatto globale che vuole da ognuno la massima prestazione.
Nessuno riesce a sottrarsi al piacere di sentirsi onnipotente, nessuno vuole rinunciare a quella percezione del proprio corpo come inesauribile, instancabile. Non si può restare indietro, col lavoro, con gli affari, con gli impegni presi, con le aspettative delle amanti o delle fidanzate. Non ci si può fermare. E da chi non partecipa resta sospesa la domanda: ma come fa quel tale a fare tutte quelle cose? Qualche volta è una dote naturale, un'energia del carattere…qualche volta no.
Io non mi scandalizzo quando la verità viene messa sul tavolo per poterne capire cause e soluzioni. E voi?
Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere
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