Mi sono trovato in questi giorni vicino ad una persona molto importante della mia vita che soffre di Alzheimer e al di là degli aspetti emozionali legati al vedere un corpo ed una mente che non riescono più ad entrare in contatto con la Coscienza salvo in rari e sporadici momenti, ho riflettuto molto sul modo in cui la reincarnazione, specialmente in Occidente, viene considerata come un ottimo modo per sfuggire alla responsabilità legata al vivere il Momento Presente.
Ammettiamo per un momento che la reincarnazione sia una realtà concreta (discuterne i presupposti esula ovviamente dai limiti di un articolo) e chiediamoci COSA si reincarna… Una mente indebolita da patologie? Difficile pensarlo… Una delle miliardi di personalità che la persona ha indossato nel corso della sua vita? E come la scegliamo, con un sorteggio o con una giuria popolare, per essere di moda?...
Ovviamente, la sola parte che potrebbe sopravvivere alla morte ed al disfacimento sia del corpo che della mente è la coscienza, la parte profonda ed essenziale dell’individuo.
Già, ma… e chi ha vissuto tutta la vita reagendo automaticamente agli stimoli, senza mai essere per un solo istante consapevole di esistere?... (secondo molti percorsi di crescita, uno dei sogni più belli che la mente propone è l’illusione di essere Svegli, con conseguente crescita ipertrofica dell’ego…).
Con questo non voglio negare la sopravvivenza dopo la morte fisica, una delle tante morti che l’individuo affronta, ma avanzare l’ipotesi, cara a molte scuole di pensiero, che per parlare di reincarnazione occorre che ci sia qualcosa da reincarnare, ossia che nel corso della vita si sia realizzato un livello di consapevolezza che permetta di smettere di identificarsi totalmente nelle suggestioni che derivano dal proprio corpo o dalle molteplici personalità che la mente continua a costruire ogni giorno.
Solo così, quando corpo e mente verranno a mancare, ci sarà Qualcosa in grado di procedere…
Tutto questo discorso non vuole essere teoria fine a se stessa, ma un invito a stare sempre attenti a tutte quelle religioni, filosofie e sistemi di pensiero che spostano l’attenzione dal momento presente ad un futuro più o meno probabile…
Vivere male, inconsapevolmente oggi nell’attesa di un Paradiso, un Empireo, una Prateria Celeste o una reincarnazione illustre non fa altro che far perdere di vista che l’unico ed il solo momento sul quale è possibile intervenire per trasformare QUALCOSA è IL MOMENTO PRESENTE.
Solo nel Qui e Ora possiamo agire, solo nell’attimo che stiamo vivendo è possibile rendersi conto e ricordarsi di esistere, distaccandosi per un attimo dall’illusione che la mente costruisce. Molti si sono entusiasmati di fronte a film come Matrix o Nirvana, ma quanti si sono resi conto che descrivono una condizione molto più reale di quanto possa sembrare? Non c’è bisogno di impianti cibernetici per passare l’esistenza sognando di esistere e di essere svegli… E poi basta un malfunzionamento del cervello un Alzheimer, un invecchiamento mal gestito per assistere impotenti al lento dissolversi di quello che si credeva di essere…
“Ricordati che devi morire” è una citazione medievale resa molto celebre da “Non ci resta che piangere”, il film di Troisi e Benigni. Pensare alla morte contrariamente a quanto proposto dalla cultura dominante non significa angosciarsi o deprimersi, ma semmai scoprire la gioia e la bellezza di ogni momento che si vive, meraviglioso proprio perché unico e irripetibile.
Per informazioni sull'attività di Giancarlo Tarozzi e dell'Associazione Pachamama, consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.
Non aver paura di crescere è benessere
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