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In realtà ogni interazione è rigidamente controllata dall’addestratore che tiene in pugno i delfini attraverso la deprivazione alimentare, ovvero se il delfino fa bene un esercizio riceve in cambio un pesce, altrimenti nulla.

In Giappone, ogni anno, vengono uccisi da 20.000 a 22.000 delfini di specie diverse (stenelle, tursiopi , globicefali e focene).
Oltre che a Futo i delfini vengono uccisi a Taiji, presso la penisola di Izu e nell´isola di Iki. Taiji è villaggio di pescatori nell´arcipelago giapponese del sud la cui estremità si estende nel Pacifico.

Qui, circa 400 anni fa, iniziò la caccia alle balene. Ogni anno la stagione di caccia ai delfini inizia ad ottobre e finisce a marzo.
Questo tipo di mattanza avviene attraverso la cosiddetta pratica "drive fisheries" ovvero "pesca guidata".

I pescatori si dirigono verso il mare aperto incrociando le rotte migratorie dei delfini e una volta avvistato il branco, iniziano a colpire con dei martelli i pali di acciaio posti lateralmente alle loro imbarcazioni. In tal modo creano volontariamente un muro di suoni sottomarino che causa panico e disorientamento nei delfini, i quali, cercando di allontanarsi dai rumori, nuotano nella direzione opposta.

Ciò permette ai pescatori di compattare il gruppo e di dirigerlo all’interno di piccoli fiordi o baie, a questo punto viene impedita la fuga dei delfini con l’utilizzo di reti poste all’imboccatura della baia.

I delfini in preda al panico cominciano a "piangere", ad emettere suoni ("fischi") e vengono lasciati in questa condizione per tutta la notte. Il giorno seguente, i pescatori con una piccola imbarcazione entrano nella baia dove vengono selezionati i delfini "giusti" da utilizzare nelle strutture di cattività (delfinari, oceanari e acquari) e tutto ciò avviene in presenza di addestratori e commercianti che dopo aver scelto gli animali "da delfinario", assistono alla strage.

I delfini terrorizzati vengono portati a riva, percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli e successivamente issati a bordo delle barche. Spesso non sono ancora morti, anzi la morte arriva dopo interminabili ed atroci minuti, se non ore.

Chiunque si rechi in un delfinario deve essere consapevole che si rende complice anche delle mattanze da cui derivano molti esemplari rinchiusi e che, in ogni caso, lo show business di queste strutture alimenta il prelievo di esemplari in natura, favorisce la disinformazione scientifica e la diffusione di uno scorretto rapporto uomo animale.

Nel 2003 l’agenzia per la pesca Nipponica ha autorizzato solo a Taiji il massacro di:
300 globicefali
300 grampi
300 pseudorche
890 tursiopi
450 stenelle striate
450 stenelle frontalis.

Altre informazioni sul sito www.animalisti.it in Campagne>Cattività: Delfinari - acquari.

Vi chiedo di garantire la vostra presenza e di segnalarci la vostra partecipazione al numero: 06-23232569 chiedendo di Graziano o Daniela oppure all’email: natiliberi@animalisti.it

Ilaria Ferri


(08/09/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


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