Ritroviamo concetti simili anche in un ambito più vicino a noi, quello delle origini gnostiche del cristianesimo: negli Atti di Giovanni, uno dei vangeli apocrifi legati proprio allo gnosticismo, l’apostolo racconta che nella notte del Getsemani Gesù, prevedendo l’arresto “ci comandò di fare come un giro, tenendoci l’un l’altro le mani; quindi lui si mise in mezzo ed iniziò un canto”, del quale Giovanni ci riporta tra l’altro le seguenti affermazioni dello stesso Gesù:
“Al tutto é concesso in alto di danzare. Amen.
Chi non danza non sa cosa succede. Amen…
Se tu segui la mia danza, osserva te stesso in me che parlo… Tu che danzi, comprendi ciò che faccio…”
Secondo Giovanni, quelli che danzavano quella che ha battezzato la “Danza Circolare della Croce”, ne ricevevano due benefici essenziali:
1) Riuscivano a riconnettersi con la loro natura divina, trascendendo la dimensione della sofferenza umana
2) Identificavano dentro di sé lo Spirito, o coscienza Cristica.
Gli Atti di Giovanni furono condannati come eretici nel quinto secolo da Papa Leone il Grande, che affermò in proposito: “essi contengono uno scottante letto di perversità e non solo dovrebbero essere proibiti, ma bruciati col fuoco”.
Le religioni patriarcali hanno tentato da sempre di soffocare nell’individuo la libera espressione della sensualità da una parte e la manifestazione degli attributi divini dall’altra, per appiattire gli esseri umani sulla sfera del mentale, più facilmente controllabile per mezzo di morali, sensi di colpa, peccato, inadeguatezza, rendendo gli esseri umani rigidi sia dentro che fuori di sé.
L’espressione libera della propria sessualità/sensualità e la ricerca del divino dentro di noi sono state considerate da sempre le eresie più pericolose, da reprimere con qualsiasi mezzo e ad ogni costo, e non a caso: una persona sessualmente libera non é manipolabile per mezzo della repressione sessuale, delle nevrosi, dei messaggi subliminali contenuti nella pubblicità, della pornografia, delle perversioni sessuali, tutti fenomeni che esistono in Natura solo tra gli esseri umani, e solonelle culture fortemente patriarcali e repressive.
D’altro canto, lo spostamento del divino all’esterno dell’individuo rende necessaria la figura di un “costruttore di ponte” (pontefice), con tutte le strutture di potere che ne conseguono.
Le culture matriarcali e quelle sciamaniche, invece, hanno sempre proposto un rapporto equilibrato tra piano fisico, mentale e spirituale. Riti della fecondità, accoppiamenti sacri sono comuni al mondo tantrico indiano ed a quello celtico: il corpo viene considerato un tempio per la manifestazione del divino, uno strumento raffinato per mezzo del quale lo Spirito può fare esperienza nel piano fisico.
Negli ultimi anni le ricerche antropologiche hanno delineato un quadro delle origini della civiltà umana molto diverso da quello fornito dai libri di storia classici, pieni di rozzi scimmioni armati di clava nascosti in caverne buie e maleodoranti. Secondo i dati più recenti, invece, quella che viene chiamata “civiltà della dea” era estremamente raffinata, pervasa da una profonda spiritualità e caratterizzata da un equilibrio assoluto, sia sociale che spirituale, tra i due sessi. Solo successivamente, con l’avvento delle culture patriarcali, ci spiegano gli antropologi, si sono sviluppati valori di guerra, controllo, potere, territorialità, ed é iniziata la separazione tra i due sessi che ha relegato progressivamente le donne ad un ruolo marginale, dal quale stanno iniziando – a fatica - ad uscire forse solo negli ultimi decenni.
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