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Si sviluppa sempre più l’abitudine a risolvere tutto subito, mentre a volte usare il proprio tempo per trovare soluzioni autonomamente crea una base solida per la fiducia in se stessi e quindi l’autostima.

Invece che dirsi “a chi posso telefonare per risolvere velocemente il problema X”, sarebbe più utile chiedersi ”come posso risolvere il problema X”.

Ho avuto occasione di osservare spesso un’altra conseguenza collaterale dell’abitudine a controllare ed essere controllati attraverso il telefono cellulare: “se spengo o trovo spento” è perché non si vuole essere disturbati.

Ciò, spesso, crea l’idea, in chi cerca di mettersi in contatto telefonicamente, che la persona “irraggiungibile” in realtà stia facendo qualcosa che vuol nascondere. Questa “paranoia” si crea soprattutto quando si è a conoscenza del fatto che l’altro, in quel momento, dovrebbe essere libero da attività lavorative o scolastiche.

A quel punto, il dito usato per la richiamata diventa indolenzito per il troppo uso e si esce fuori dalla propria vita presente per rincorrere paure, ansie e pensieri legati, a volte non consapevolmente, al senso di rifiuto. Inoltre, da parte di chi controlla, ad esempio i genitori nei confronti dei figli, si presenta il rischio di credere profondamente al diritto di essere “onnipresenti” nella vita altrui.

Ormai è stereotipata ed automatica, a chi risponde “pronto”, la domanda “dove sei” da parte di chi telefona, esercitando così un’invadenza nello spazio di un’altra persona, e questa non è certo un diritto. Da questi punti di vista, a mio avviso, il progresso tecnologico sta giustificando, tra le altre cose, un’involuzione in termini di libertà personale, e certo non a caso!

E che dire, inoltre, della recente invenzione del cellulare per cani a forma di osso che useranno, a partire dall’Inghilterra, quei “padroni” che vorranno far sentire la loro voce quando saranno lontani dal proprio animale? Da brivido! Sia perché, secondo il mio parere, si rafforza la condizione di dipendenza reciproca (cane – uomo e uomo – cane) e sia perché rafforza l’egocentrismo dell’essere umano: “io sono indispensabile…. e ho il diritto di dominare su tutto”, indifferente al fatto che così agendo si condanna il cane alla morte, nel caso di abbandono o morte del suo “padrone” .

E, per finire, come commentare la produzione in Cina di cellulari adattati a bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni? Personalmente, a questo punto, mi piace pensare ad una “civiltà” meno progredita tecnologicamente, ma costituita da essere umani consapevoli di dover essere attori protagonisti di ogni istante della propria esistenza per poter vivere invece che vegetare!


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(21/07/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di curare la propria anima è benessere

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