Abbiamo letto più volte sui libri che la tecnologia esprime il grado di progresso e di evoluzione di una civiltà.
La notizia diffusa proprio in questi giorni sui quotidiani secondo la quale in Italia, in base a rilevamenti del Telefono Azzurro, circa la metà dei ragazzi di età compresa tra i 7 e gli 11 anni fanno uso costante del cellulare, mi ha fatto riflettere sul senso del progresso e su quanto esso, a mio avviso, non sia necessariamente connesso ad un processo evolutivo.
Senz’altro la diffusione del cellulare come mezzo di comunicazione a distanza ha eliminato molte barriere (ad es. l’aumento della velocità con cui viaggiano i messaggi verbali), ma ne sta creando molte altre di tipo psicologico, per non parlare delle interferenze magnetiche sul funzionamento del nostro sistema psico-fisico e quindi sulla nostra salute.
Un uso molto frequente del cellulare per un ragazzino, a mio avviso, corrisponde a limitare l’uso di tutte le sue potenzialità percettive.
Infatti, quando si comunica “dal vivo”, oltre al linguaggio verbale, si fa in genere ricorso in maniera naturale anche a messaggi non verbali: visivi, olfattivi, dal timbro vocale (le aree con scarsa ricezione telefonica sfalsano anche questo aspetto), dalla gestualità, dalle sensazioni energetiche che emana un corpo umano, ecc.
Specializzarsi già da piccoli in un tipo prevalente di comunicazione sicuramente impoverisce la ricchezza dei segnali di cui è costituita la comunicazione umana.
Uno dei risultati, a mio avviso poco edificanti, potrebbe essere pian piano arrivare ad essere “da grandi” abili comunicatori di “contenuti”, con scarse capacità intuitive (legate prevalentemente alle dinamiche complesse della comunicazione, il cosiddetto aspetto processuale).
Altra conseguenza riguarda la limitazione delle esperienze legate allo sviluppo dell’autonomia personale.
Infatti, da una parte avere il cellulare vuol dire, molto spesso, diventare “oggetti controllabili” da parte di chi funge da figura autoritaria, dall’altra sapere di poter chiedere aiuto in qualsiasi momento e per qualsiasi evento influenza pericolosamente la capacità dei ragazzi di sapere affrontare problemi e difficoltà legati al vivere quotidiano (es. telefonare al genitore per farsi venire a prendere se si è perso l’autobus, ecc.).
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