Gli italiani rischiano di dover andare all’estero per farsi togliere i peli superflui. E le imprese di estetica rischiano di perdere il 30% del loro fatturato.
Un’eventualità forse non lontana dal momento che, in questi giorni, alcune ASL italiane, ad iniziare da quella di Feltre (Belluno), stanno proibendo ai centri di estetica l’utilizzo di alcune attrezzature per la depilazione, vale a dire laser estetici ed elettrodepilatori ad aghi metallici.
“Un divieto assurdo e incomprensibile - sottolinea la Presidente di Confartigianato Estetica Franca Cesaretti – poiché la legge n. 1 del 1990, che disciplina l’attività di estetista, stabilisce in maniera inequivocabile un elenco di attrezzature utilizzabili da parte degli istituti di bellezza e fra queste menziona specificatamente laser estetici e depilatori.
L’articolo 10 della stessa legge stabilisce inoltre che l’elenco delle attrezzature è aggiornato dal Ministero delle Attività Produttive di concerto con il Ministero della Salute, tenuto conto del progresso tecnologico del settore”.
La presa di posizione delle ASL fa invece riferimento ad un parere che sarebbe stato fornito dall’Istituto Superiore di Sanità e in base al quale l’impiego del laser per depilazione risale al 1996-1997, vale a dire successivamente al 1990, anno di entrata in vigore della legge.
Ma le ASL e l’Istituto Superiore di Sanità non hanno considerato che il legislatore, in maniera lungimirante, aveva già previsto nella legge 1 del 1990 la possibilità di aggiornamento dell’elenco delle attrezzature, contemplando appunto, anche laser ed elettrodepilatori.
“Le estetiste italiane – aggiunge la Presidente di Confartigianato Estetica - non accetteranno di vedersi sottrarre attrezzature indispensabili per la loro attività e che sono prodotte secondo regole di fabbricazione universalmente riconosciute e che fanno riferimento alle norme tecniche CEI-EN citate nello stesso parere dell’Istituto superiore di Sanità.
Se è necessario rimettere in discussione l’utilizzo delle nostre attrezzature, bisogna farlo seguendo l’iter della legge di settore. Siamo pronte a qualunque forma di protesta contro decisioni arbitrarie che finirebbero soltanto per danneggiare la nostra attività e l’interesse dei nostri clienti”.
Le attività legate alla depilazione rappresentano una fetta consistente del lavoro delle estetiste italiane. In base ai dati di Confartigianato, la depilazione ha un valore pari al 30% del fatturato delle imprese di estetica che in Italia sono 15.000 e che muovono un giro di affari complessivo pari a 900 milioni di euro l’anno.
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