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La scelta del nome di un nascituro è invece un fattore importante, perché il nome comporta tutta una serie di caratteristiche espresse appunto dalla sua essenza. Presso alcune culture native degli Stati Uniti, come per esempio i Navajo, il nome non viene assegnato alla nascita ma quando si verifica un “segno”, un evento simbolico, che indica il cammino che la persona dovrà seguire. In altri casi, per esempio presso gli Hopi, l’individuo riceve alla nascita il “vero nome”, che rimane segreto, e in seguito una serie di “nomi pubblici” man mano che attraversa i riti di passaggio: l’infanzia, l’adolescenza, la pubertà eccetera.

Il nome in sé esprime il “carattere”, inteso come una serie di dati di partenza che potranno essere modificati dagli eventi, costituendo la personalità umana; esprime anche le possibilità positive o negative che la vita ci riserva in base alla maturazione del karma precedente. Secondo la teoria della reincarnazione, quando nasciamo ci portiamo dietro una serie di “talenti” acquisiti anche in esistenze precedenti e di lezioni di cui non abbiamo completato l’apprendimento: se per esempio abbiamo vissuto una vita nella quale abbiamo oppresso altri esseri umani, in una successiva probabilmente ci daremo l’occasione di sperimentare la condizione di oppressi, così da imparare il significato della sofferenza che abbiamo inflitto. Il karma, lungi dall’essere il castigo inflitto da un dio vendicativo, diventa allora un vero e proprio “piano di studi” in atto anche in questa esistenza attuale. E’ ovvio che qualunque strumento cosiddetto “divinatorio”, come la numerologia, in grado di aiutarci ad identificare le lezioni ancora da apprendere e i talenti disponibili, non può che aiutarci nel nostro processo evolutivo. Anche per coloro che non accettano tale teoria, è interessante conoscere in anticipo quali lezioni esperienziali la Realtà ci riserva per viverle nel modo più consapevole.

Il nome, si diceva, è formato da un insieme di lettere, ognuna delle quali esprime un suono, una vibrazione, ossia una parte del Verbo. Secondo la tradizione ebraica, ogni lettera dell'alfabeto “incarna” un angelo, che potremmo laicamente intendere come una potenzialità dell’uomo. Su un piano più prosaico, esistono fonemi che, all’interno di una cultura, rappresentano – a seconda di come vengono modulati – uno stato d’animo preciso: nella nostra, “Ah!” sarà presente di volta in volta una connotazione di dolore, stupore, delusione eccetera.
Coesistono quindi nel nome valori archetipi, pressoché universali (comuni a tutte le popolazioni, indipendentemente dalla lingua da esse parlata), ed altri “culturali”, particolari, che non interessano la numerologia. Alla numerologia interessano i valori archetipi entrati ormai nell’inconscio collettivo, capaci di influenzare sottilmente la persona attraverso il nome stesso. Ogni suono, non dimentichiamolo, non è altro che una frequenza di vibrazione di un'onda sonora, esattamente come i vari colori sono diverse vibrazioni di quella luminosa; e certo è ormai ben noto l'influsso dei colori sul nostro stato d'animo e perfino sulla nostra salute. Esattamente come accade nel caso dei colori, ogni suono può essere espresso matematicamente in base alla frequenza dell'onda corrispondente.
Suono, vibrazione, numero: tre aspetti della manifestazione dell’energia quando si esprime nella nostra realtà materiale: comprenderli è un modo per andare al di là del velo delle illusioni sensoriali ed avvicinarsi ad un contatto più intimo con la Realtà.

Giancarlo Tarozzi, tra le altre cose, è fondatore dell'Associazione Pachamama. Per informazioni consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(23/03/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di crescere è benessere

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