Nonostante esistano in commercio ormai moltissimi prodotti derivati dall’ agricoltura biologica, non tutti conoscono le leggi che regolano la produzione e la vendita di tali alimenti.
E’ evidente, da quello che si legge sia sulla stampa sia in qualche sito internet, che la confusione in materia regna sovrana, generando in alcuni casi falsa informazione.
La legge dice, infatti, che un prodotto può essere definito “ da agricoltura biologica “ se contiene almeno il 95% di ingredienti di origine agricola biologici.
Sicuramente, letta di corsa, può sembrare una garanzia enorme, dal momento che parla di una percentuale consistente.
La legge , però , parla chiaro: fa infatti riferimento al 95% di ingredienti di origine agricola ( Reg. CEE 2092/91 art. 5 ) e non, invece, del totale degli ingredienti.
Cosa significa?
Supponiamo di analizzare l’ etichetta, ad esempio, di una confezione di biscotti con la dicitura “da agricoltura biologica” in cui possiamo trovare degli ingredienti come farina, malto, olio, uova, riso, latte. In questo caso, proprio perché tutti o quasi tutti gli ingredienti sono prodotti agricoli, per cui, biologici”, come affermava l’etichetta, siamo certi di avere tra le mani un prodotto che offre le garanzie che ci aspettiamo.
La questione diventa più ambigua se, invece, la dicitura “da agricoltura biologica” viene trovata sull’ etichetta di un succo di frutta, dove, tra i possibili ingredienti possiamo trovare: acqua, purea di frutta e succo di frutta.
L’ acqua, infatti, contenuta per circa il 40-50% ( quasi la metà del totale del prodotto finito ), per forza di cose non è un prodotto dell’ agricoltura, di conseguenza non può essere “ biologica “. Dei restanti ingredienti, più del 95% può, invece, provenire da agricoltura biologica, perché si tratta di frutta, che soddisfa in pieno questo requisito. In questo caso il consumatore rimane soddisfatto a metà, rispetto le aspettative date dall’etichetta.
La situazione appare altrettanto ambigua e insoddisfacente, se analizziamo l’ etichetta di una confezione di dadi ovvero di un preparato per brodo (chiaramente sempre segnalato come prodotto “da agricoltura biologica”). Ci rendiamo conto che in questo caso, circa la metà del totale è composta da sale, estratto di lievito e, talvolta, da aromi naturali. Nessuno di questi tre ingredienti, però, proviene da attività agricola, fatto per cui essi non sono e non possono essere considerati “ biologici “ (anche se esiste un lievito prodotto da substrati biologici). Sorge spontanea la domanda “Che tipo di prodotto “da agricoltura biologica” può essere”?
Se in Italia la questione sulla legislazione dell’etichettatura dei prodotti “biologici” è ancora all’inizio e lacunosa, gli Stati Uniti, sotto questo unto di vista, sono più preparati. Le leggi statunitensi in materia, infatti, sono molto più restrittive di quelle europee, in quanto permettono l’ utilizzo esclusivamente di sale ed acqua fra gli ingredienti ammessi in prodotti da agricoltura biologica.
In attesa di modifiche alla legislazione vigente in materia, che potranno tutelare ulteriormente i consumatori, dovremo limitarci a leggere bene le etichette, diffidando di quelle che promettono troppo.
Abbiamo verificato, infatti, che è possibile trovare in vendita prodotti che addirittura non riportano la dicitura “ da agricoltura biologica “, come contemplato dalla legge, ma semplicemente “ biologico “.
In casi del genere, sarebbe opportuno che anche le Aziende di controllo e certificazione, prima di apporre il proprio marchio su una qualsiasi etichetta, ne verifichino la correttezza e l’ integrità.
Conoscere cosa mangi è benessere
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