E l’abitudine di praticare la centratura del cuore ne è un classico esempio: la tendenza della nostra mente a creare e adottare schemi ripetitivi diventa un ottimo modo per entrare sempre più facilmente nella condizione ideale per i trattamenti.
Che cosa succede quando ci si centra nell’energia del cuore? Per prima cosa ci si rilassa, il piano emotivo si acquieta ed è quindi molto semplice diventare testimoni distaccati di quanto avviene nel corso del trattamento.
Ogni volta che c’è un seminario, riviviamo la stessa bellissima esperienza: dopo una premessa teorica nella quale vengono illustrati i presupposti fondamentali, nei partecipanti sorgono generalmente molti interrogativi su come sia possibile non essere coinvolti in quanto si sta facendo, vincere per un momento la tirannia delle emozioni.
In una fase successiva, dopo la prima attivazione, non appena le persone imparano a centrarsi nel cuore e ad “ascoltare” in tutta semplicità quello che succede, si rendono regolarmente conto che tutte le domande che in precedenza erano state poste a livello teorico hanno già trovato risposta nella loro esperienza diretta.
Anche nei trattamenti di secondo livello, per non parlare delle cerimonie di attivazione, la centratura del cuore si rivela indispensabile; in questi casi, infatti, viene utilizzata la mente.
Essa serve per assecondare dolcemente il passaggio dell’energia: centrarsi significa allora avere la garanzia di “usare” la mente, e di non “esserne usati”. Se osserviamo, infatti, l’atteggiamento ideale da tenere durante i trattamenti di primo livello, abbiamo una fase nella quale la mente viene tacitata: si è testimoni non coinvolti, si osservano i movimenti della mente senza assolutamente prendervi parte; nel secondo livello, la mente viene recuperata e utilizzata, ma a questo punto è diventata uno strumento docile: è una condizione che ricorda quella del Carro dei Tarocchi, dove l’auriga guida con ferma dolcezza i due cavalli, malgrado essi tirino in direzioni opposte.
Nel terzo livello il processo diventa ancora più profondo, in quanto, durante l’attivazione il maestro, pur utilizzando in alcuni momenti anche la propria energia personale, rimane comunque un canale “pulito”. E questo, sempre grazie alla centratura.
Se consideriamo i tre livelli del Reiki come unprocesso dinamico evolutivo (corrispondente al piano fisico, mentale e spirituale), possiamo vedere come in ogni fase il giusto atteggiamento da tenere nel corso dei trattamenti corrisponda anche a un lavoro preciso di crescita personale.
In moltissime tecniche di meditazione, infatti, per prima cosa si impara a osservare la mente senza esserne coinvolti per tacitarla, in una seconda fase la si utilizza concentrando l’attenzione su un oggetto o un concetto e infine è possibile trascenderla... esattamente i tre atteggiamenti ideali da tenere nei tre livelli del Reiki. Vediamo allora come ogni volta che, nel nostro piccolo egocentrismo, siamo convinti di “essere buoni” perché “stiamo trattando gli altri”, in realtà, contemporaneamente, stiamo lavorando anche su noi stessi.
Possiamo dire che nel Reiki si incarna il principio comune alla maggior parte delle discipline spirituali, secondo il quale si cresce facendo Servizio: questo succede ogni volta che trattiamo una persona, una situazione o che teniamo un Seminario, a seconda del nostro Livello. E viceversa: ogni volta che ci autotrattiamo, che guariamo un periodo della nostra vita etc., inevitabilmente miglioriamo il nostro rapporto con gli altri e, quindi, portiamo armonia intorno a noi.
Ancora una volta possiamo dire “Come in alto così in basso”: ogni azione sull’individuo si riflette sulla realtà circostante, ed ogni azione esterna si riflette all’interno. Bene, in tutto questo la centratura del cuore può essere definita l’asse portante: è l’unico elemento che rimane uguale nelle tecniche di tutti e tre i livelli, un vero e proprio filo comune che guida il processo di crescita personale.
La centratura del cuore comporta, inoltre, benefici sia fisici che energetici: dal punto di vista fisico, quando appoggiamo le mani in corrispondenza del chakra del cuore, inviamo energia alla ghiandola corrispondente, il timo, che come è noto regola le difese del sistema immunitario: ogni volta che facciamo Reiki, quindi, stimoliamo anche le capacità di reazione del nostro organismo, cosa che non può che migliorare complessivamente le nostre condizioni fisiche.
Ma la centratura ha effetti anche sul piano energetico: da un punto di vista sottile, ogni volta che ci si centra nell’energia del cuore, è possibile riparare eventuali “buchi” o carenze energetiche nell’aura, e quindi rinforzarla.
Per questo motivo, oltre tutto, non siamo soggetti al rischio di assorbire le energie disordinate della persona che stiamo trattando. Se è vero, infatti, che nel Reiki non esiste alcun ritorno energetico attraverso le mani in quanto tutte e due “danno” energia, è anche vero che in certi casi di gravissimi squilibri energetici potrebbe verificarsi quello che viene definito “vampirismo psichico”, ossia la sola vicinanza di una persona debilitata può portarci a perdere un po’ della nostra energia personale, facendoci sentire alla fine spossati e scarichi.
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