Se tutto fosse, come dice lo scrittore, provato, allora ci sarebbe da sconvolgere veramente l’ordine mondiale, al contrario però il romanzo, e ancor di più il film sono cosparsi di affermazioni lasciate a metà, di prove storicamente, almeno per la storia ufficiale come la si conosce, infondate e di molti, moltissimi indizi della incompetenza iconografica di Dan Brown, pensiamo alle sue descrizioni e interpretazioni del capolavoro di Leonardo “l’ultima cena”. Insomma, approviamo il thriller, definito da più parti innovativo e avvincente, bocciamo invece le affermazioni dell’autore, mirate, a nostro modo di vedere, più alla costruzione di un piano di marketing molto efficace (religione, sangue, sacro, profano, ecc…), che allo sconvolgimento di un ordine mondiale secolare.
Fatta questa premessa, per noi doverosa, passiamo ora al film diretto da Ron Howard. I fan lo definiscono poco fedele al romanzo o quanto meno molto molto tagliato, e questa è l’impressione che ne abbiamo ricavato pure noi. Il regista, infatti, sembra essersi concentrato parecchio sulla linea principale della narrazione cancellando, o riducendo ad alcuni inserti, tutte le linee secondarie, a partire dalla storia del monaco Silas, interpretato da un bravissimo Paul Bettany, per continuare con il coinvolgimento dell Opus Dei. Se il rischio della fedeltà assoluta era quello di un’eccessiva lentezza della pellicola, questa scarnificazione impoverisce in maniera determinante la sceneggiatura rendendola debole, o comunque poco chiara, in diversi punti. Detto questo Ron Howard conferma le sue qualità di regista nella costruzione di grandi atmosfere, con luci basse, movimenti intrusivi a scoprire di volta in volta nuove verità, e dettagli anche apparentemente insignificanti, ma che fanno di ogni suo film un film vero, pieno, godibile. Rimane un po’ debole nelle scene d’azione e di movimento puro che appaiono, invece, un po’ confusionarie, ma dopo quanto detto prima questo è il peccato minore
Al contraio, è sempre convincente l’interpretazione degli attori. Buona la prova di Tom Hanks, riflessivo ma pronto a scattare al momento giusto, apprezzabile quella di Audrey Tautou, che non convince i fans ma esce comunque bene dalla difficile prova e veramente magistrale quella di Ian McKellen, il suo personaggio, lo storico Tibbing, è quello che da il maggior movimento e vitalità al film, il vero motore dell’azione.
Nel complesso quindi Il codice Da Vinci è una pellicola che si basa su un thriller avvincente, a nostro parere non va considerato niente di più, del quale però riesce a trasmettere solo in parte l’appeal nella parte centrale del film. Ben recitato e ben diretto, ha comunque delle mancanze importanti che lo rendono, in conclusione, un film riuscito solo a metà.
(20/05/2006)
Amare l'arte è benessere
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