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L'ORTO BOTANICO - 100 PAROLE SU - NON SOLO RECENSIONI - GUARIGIONE COME CRESCITA - ANGOLO DELLA PSICOLOGA -DOSSIER-
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Insomma la storia è una sola, i modi di raccontarla sono molteplici.
Timoteo (nel film Sergio Castellitto) è un chirurgo di successo, ha una bella casa, una splendida moglie, Elsa (nel film Claudia Gerini) giornalista spesso fuori per lavoro, sicura di tutto eppure impotente davanti a un matrimonio sgretolatosi all’interno troppo presto, per la solita cecità borghese di fronte alle piccole cose, per l’incapacità di lasciarsi attraversare da esse.
Tutto comincia quando Angela, la figlia quindicenne, fa un incidente con il motorino, cade, sbatte la testa, va in coma e viene ricoverata d’urgenza nella clinica in cui lavora il padre. Timoteo passerà ore ad aspettare fuori della sala operatoria, con la disperazione di un padre che spera ancora, con l’impazienza di un marito che attende il ritorno della moglie partita per Londra, con la tristezza di un amante ferito dalla cattiva sorte. E proprio in quest’attesa infernale (che dura meno di una giornata) Timoteo ripercorre la sua storia, la vera storia, quella di Italia (nel film Penelope Cruz), la donna che ha amato, nei vicoli bui dimenticati dal mondo, ai margini del senso comune, sotto la pioggia di illusioni infrante al suolo della realtà, nella povertà e nello squallore deprimente come l’inizio di questa relazione extraconiugale (una violenza sessuale) e come l’aborto dagli zingari, di nascosto, che ne segna la fine.



E’ una discesa negli inferi, questa storia, forte, vera, in bilico tra la vita e la morte, tra le grandi sofferenze e le piccole gioie, e Timoteo se la tiene dentro, come un figlio, come una vecchia e cara scarpa spaiata che nessuno porterà via.



Ad ogni pagina del libro sembra corrispondere un fotogramma della pellicola, l’immaginazione del lettore coincide quasi perfettamente con l’interpretazione del regista, le parole mute del romanzo sono lunghi silenzi che urlano immagini nel film.
Libro e film allo specchio, insomma, se non fosse per alcune scelte, alcuni dettagli che il regista ha deciso bene di cambiare, giocando sul loro maggiore prestarsi all’arte cinematografica.


Eccoci qua,‘Fine’, titoli di coda, parte la canzone “voglio trovare un senso a questa storia”..



..e a quel signore proprio davanti a noi che si sta alzando in fretta per andare via, prima ancora che finiscano di scorrere i titoli, prima che finisca la canzone, verrebbe quasi spontaneo sussurrargli sottovoce: ‘non ti muovere’.




(15/05/2004) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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