ELOGIO DELL'OMBRA
DI J. L. BORGES

J.L.BORGES

Una delle più belle raccolte poetiche dello scrittore argentino, arricchita da un singolare e originale “Abbozzo di autobiografia” rilasciato in una intervista del 1970.

di Gianluca Traini
Tra le varie raccolte poetiche di Borges disponibili in italiano un posto a sé lo occupa l’edizione di “Elogio dell’ombra”, pubblicata nei tascabili dell’Einaudi. Oltre ad essere per giudizio unanime della critica borgesiana uno dei più bei libri poetici dell’autore argentino, “Elogio dell’ombra” nell’edizione Einaudi (in cui è presente la versione originale delle poesie con testo italiano a fronte di Francesco Tentori Montalto) è arricchita da una dettagliata e precisa cronologia della vita e delle opere di Borges, a cura di Glauco Felici, e, soprattutto, da un testo dettato dallo stesso Borges al suo traduttore inglese Norman Thomas Di Giovanni, pubblicato sul New Yorker nel 1970: “Abbozzo di autobiografia”, qui tradotto da Floriana Bossi.

In questo “Abbozzo di autobiografia”, che Borges non volle mai portare a termine, lo scrittore argentino ripercorre le tappe principali della sua vita: dall’educazione cosmopolita ricevuta dai suoi genitori agli incontri che furono determinanti per la sua formazione letteraria, come nel caso della sua amicizia con Macedonio Fernandez, fino ad arrivare agli anni tristi ma fecondi artisticamente della sua maturità e poi a quel riconoscimento internazionale della sua opera che avvenne dopo l’assegnazione nel 1961 del Premio Formentor, che gli spalancò le porte delle più prestigiose università, facendolo diventare in tarda età, per sua stessa ammissione, un gran giramondo.

Ma se anche queste singolari pagine autobiografiche sono tra le più piacevoli e sincere lasciateci da Borges nelle sue varie interviste, il centro del libro non possono che essere i componimenti in versi e non, che danno vita ad alcune delle più belle riuscite poetiche dell’autore dell’”Aleph”. Poesie come “Giovanni 1,14” o “Rubaiyat”, dedicata al poeta persiano Omar Kayam, “Le cose” o “Un lettore”, con il celebre attacco tante volte citato e ricopiato: “Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; / io sono orgoglioso di quelle che ho letto”, sono senza dubbio tra le più memorabili tra quelle scritte da Borges, che qui come in altre raccolte poetiche alterna a testi in versi brevi pagine in prosa, tra cui spiccano i Frammenti di un vangelo apocrifo, in cui è possibile rintracciare sia le coordinate del suo stoico universo morale: “Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma noi dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra…”, sia tracce della sua particolare arte della felicità: “Non odiare il tuo nemico, perché se così fai diventi in qualche modo suo schiavo. Il tuo odio non sarà mai migliore della tua pace.”

Proprio con la trascrizione di una di queste pagine sospese tra poesia e prosa, e dedicata alla memoria di un caro amico morto, concludiamo questo breve invito alla scoperta di questa ottima edizione dell’Elogio dell’ombra. Buona lettura.

The Unending Gift

Un pittore ci aveva promesso un quadro.
Ora, in New England, ho saputo che è morto. Ho sentito, al pari di altre volte, la tristezza di comprendere che siamo come un sogno. Ho pensato all’uomo e al quadro perduti.
(Solo gli dèi possono promettere, perché sono immortali).
Ho pensato a un luogo prefissato che la tela non occuperà.
Poi ho pensato: se stesse lì, sarebbe con il tempo una cosa di più, una cosa, una delle vanità o abitudini della casa; ora è illimitata, incessante, capace di qualsiasi forma e qualsiasi colore e non costretta in alcuno.
Esiste, in qualche modo. Vivrà e crescerà come una musica e starà con me fino alla fine. Grazie, Jorge Larco.
(Anche gli uomini possono promettere, perché nella promessa è qualcosa di immortale).



(29/11/2007)