UN MAGLIONE PIENO DI SOFFERENZA
Gli allevatori di pecore australiani tranciano un pezzo di pelle alle pecore per scacciare gli insetti. E dall’inutile dolore di incolpevoli ovini derivano i maglioni che molti di noi indossano.
di Daniel Tarozzi
Molte donne rifiutano di indossare una pelliccia per evitare di indossare la sofferenza di un animale. Eppure, quelle stesse donne, come la maggior parte di noi, non sa che indossando un maglione di lana di origine australiana si può rischiare di indossare una sofferenza analoga. Questo è quanto mostrato dal video che gli Animalisti Italiani hanno presentato lo scorso 13 dicembre.

“Le immagini sono molto chiare e di una violenza inaudita” - dichiara Ilaria Ferri, Direttore dei Settori Cattività ed Ambiente Marino dell’Associazione Animalisti Italiani Onlus - “dimostrano che, ogni anno l’80% delle pecore australiane è sottoposto alla crudele e mutilante pratica chiamata “mulesing”. Le pecore vengono riverse sul dorso, con le gambe bloccate da sbarre metalliche e, successivamente, senza alcun tipo di anestetico, con un paio di forbici, gli allevatori tagliano via il tessuto intorno alla coda, creando così un’ampia ferita dalle dimensioni di un piatto da tavola, al fine di ottenere una zona di tessuto liscia e senza lana, per impedire l’annidamento di insetti. Il risultato è che invece l’ampia ferita, così esposta che necessita di almeno 30 giorni per la cicatrizzazione, è substrato ideale per infezioni e insetti. A causa di questa barbara mutilazione, gli animali non camminano per giorni e i ricercatori hanno dimostrato scientificamente che essi provano estremo dolore e manifestano comportamenti stress-relativi.”

Sembra di capire che queste pecore vengono deliberatamente ferite e fatte soffrire per scacciare gli insetti!!! E’ proprio vero che alle barbarie umane non c’è mai fine. Nessuno sembra preoccuparsi della sofferenza a cui sono sottoposti in tutto il mondo gli animali da allevamento, dalle pecore, alle mucche. Se un cagnolino viene abbandonato, tutti ci commuoviamo (giustamente). Ma se una pecora viene mutilata, se una mucca viene tenuta per anni in una superficie quadrata a malapena più grande del proprio corpo, costretta a mangiare sempre di più per produrre più latte, se decine di ovini e bovini vengono stipati e trasportati in camion o navi della morte e lasciati per ore sotto il sole ad una morte lenta ed atroce, molti di noi non muovono un dito. Certo se incontriamo uno di quei camion per strada, voltiamo lo sguardo impressionati, ma subito dopo ce ne dimentichiamo.

Ma la cosa più atroce è che molte delle sofferenze a cui sono sottoposti questi animali sono completamente inutili. Nel caso delle pecore, ad esempio, le mutilazioni potrebbero essere facilmente evitate. Secondo Ilaria Ferri, infatti, “Esistono molte alternative al “mulesing” utilizzate dal 20% degli allevatori: insetticidi, vaccinazioni preventive, controllo degli insetti negli ambienti, diete specifiche etc.”.

Ma come ci ricorda Enrico Moriconi, veterinario e consigliere regionale dei Verdi della Lombardia “Sta alla sensibilità individuale di tutti noi continuare a perpetrare sistemi di vita, nell’alimentazione, nel vestire etc. che significano dolore per miliardi di individui animali nel mondo. Non ci sono alibi che giustifichino scelte di vita penalizzanti e punitive per tutti gli altri esseri viventi che con noi umani condividono il pianeta”.


(15/08/2005)