“Il figlio che tu tanto desideri ti è stato concesso! Fortunata tra le donne, il tuo corpo partorirà il prediletto di Dio Padre stesso.”
L’essere splendente che era apparso circondato di luce e di colori scomparve dopo aver pronunciato questo messaggio. Era circa l’anno 5 a.C. e - benché alcuni studiosi sostengano che Gesù nacque circa 4 anni prima dell’inizio dell’era cristiana - non si tratta dell’Annunciazione fatta a Maria dall’Arcangelo Gabriele, bensì di quella ricevuta dalla madre di Apollonio di Tyana, il cui nome significa “figlio del Sole” o “figlio di Apollo”.
E’ un esempio, non certo l’unico, di come nei racconti contenuti nei Vangeli siano confluiti elementi legati ad altre tradizioni contemporanee o precedenti. In questo contesto il mio obiettivo non è affrontare il discorso della storicità e dell’effettiva biografia di Gesù, ma vedere come la tradizione del Natale sia radicata, seppure in forme diverse, in tradizioni e culture disseminate sul nostro pianeta.
E’ infatti estremamente probabile che molti avvenimenti riportati nei Vangeli scelti - non dimentichiamolo - oltre cinque secoli dopo i fatti in essi narrati) non siano altro che racconti simbolici, ripresi da altre culture e tradizioni. Ciò non significa che gli avvenimenti legati alla natività di Gesù siano privi di fondamenti storici, ma che in ogni caso essi sono stati rivestiti di simboli e significati tali da renderli praticamente irriconoscibili.
Non esistono dati storici sulla nascita di Gesù, e gli stessi protocristiani sono stati a lungo incerti sulla data da scegliere: cattolici prima e protestanti poi hanno optato per il 25 dicembre, che corrisponde al solstizio d’inverno, momento culminante di tutti i rituali solari.
E’ in corrispondenza del solstizio, infatti, che il sole raggiunge il punto più meridionale della sua orbita, ed alle latitudini settentrionali si ha il giorno più corto dell’anno; a partire da quel momento, il sole inizia il suo ritorno verso settentrione e le giornate riprendono ad allungarsi. Da sempre, in tutte le culture tradizionali, tale giorno è considerato un momento di nascita e di rinascita.
Lo stesso anno di nascita di Gesù è stato fissato, in maniera del tutto arbitraria, da un monaco chiamato Dionysius Exiguus, che visse nel sesto secolo d.C. sotto gli imperatori Giustino e Giustiniano. Egli eseguì i suoi calcoli basandosi sul materiale che riuscì a reperire, che però pare non fosse molto. Molti commentatori ritengono, come ho detto in apertura, che in realtà la data debba situarsi tra cinque e sei anni prima dell’inizio dell’era cristiana.
In alcuni culti Misterici, in corrispondenza del solstizio d’inverno veniva celebrata una cerimonia, la “Nascita”: in tale occasione, gli uomini si salutavano dicendo “Ave! Nell’uomo è nato l’Unto! (il Cristo)“, oppure: “Il Buddha interiore è scaturito dalla conchiglia del neofita.”
La scelta del solstizio d’inverno, inoltre, si riallaccia direttamente alla festività del Sol Invictus, una delle più sentite dalle popolazioni dell’Impero Romano, particolarmente solennizzata dall'imperatore Aureliano che, proclamandosi l'incarnazione vivente del dio Sole, aveva fatto, nel 274, della mitologia solare il culto ufficiale dell'Impero.
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La sovrapposizione di date rese più semplice al cristianesimo soppiantare i culti preesistenti. Per motivi analoghi, molte chiese sono state edificate su mitrei (templi dedicati al dio Mitra, divinità proveniente dalla Persia e portata a Roma dalle legioni romane) od altri luoghi legati a culti preesistenti, per sfruttare l’abitudine popolare a considerare sacro un certo luogo e recarvisi a celebrare i propri rituali.
Il 25 dicembre, infatti, corrisponde proprio alla festa del Sol Invictus, attributo di Mitra, ed anniversario simbolico della sua nascita. Le leggende raccontano tra l’altro che Mitra nacque da una vergine in una grotta, secondo alcuni addirittura in una stalla.
Sempre a proposito del 25 dicembre, il Venerabile Beda, illustre storico antico inglese, affermò, nel 7 secolo dopo Cristo, nel suo libro “De Temporum Ratione”, che gli antichi anglosassoni cominciavano l’anno il 25 dicembre, e che la notte tra il 24 ed il 25 era chiamata,nella loro lingua, “Modra necht”, che significa “notte delle Madri”, probabilmente a causa delle cerimonie che si svolgevano in tale occasione.
Grazie alla testimonianza di Beda, quindi, il 25 dicembre va a ricollegarsi con i culti del matriarcato originario. Del resto, la Dea madre è presente nell’iconografia cristiana attraverso la Vergine Maria (che nella forma di Vergine Nera si ricollega direttamente anche ad Iside). La data del Natale, quindi, coincide con un momento fondamentale per molti culti precedenti: misteri greci, mitraismo persiano e culti matriarcali.
Nei primi secoli del cristianesimo, inoltre, esistevano addirittura tre momenti diversi nei quali veniva commemorata la nascita di Gesù: il 25 dicembre, il 6 gennaio (Epifania) ed il 25 marzo (equinozio di primavera). Ognuna di queste date si basava su simbolismi astronomici ed esoterici ben precisi. Le ricorrenze simboliche utilizzate da molte culture Tradizionali per le grandi celebrazioni sono legate al ciclo solare, e corrispondono ai solstizi ed agli equinozi. Le chiese cristiane ortodosse, del resto, celebrano ancor oggi il Natale il 6 gennaio.
Per quanto riguarda l’Epifania, anch’essa ha una matrice di origine Misterica: nei Misteri greci, infatti, coloro che venivano iniziati in occasione del solstizio d’inverno dovevano superare un periodo di prove al fine di concretizzare e completare il loro processo iniziatico.
Questo periodo di prove durava due settimane, e terminava il 6 gennaio (che per il cristianesimo divenne l’Epifania, termine che in greco significa “apparizione di un Dio”) con la prova culminante: secondo i rituali>b> quel giorno il neofita, dopo aver superato con successo le prove preliminari, si trovava faccia a faccia con se stesso, davanti allo specchio magico che, simbolicamente, gli rivelava la sua vera natura interiore.
Sotto il regno di Tiberio, l’Epifania veniva celebrata con una serie di rituali specifici; nelle regioni orientali dell'impero romano, e soprattutto ad Alessandria, il passaggio del solstizio d'inverno, fissato dal calendario giuliano il 6 gennaio; il rito alessandrino della "nascita del tempo", (epipháneia, da cui deriva il termine "Epifania"), si fondava sul mito egizio dello smembramento simbolico del corpo di Osiride e del suo successivo ritrovamento da parte di Iside.
L’allungarsi delle giornate conseguente al solstizio esprimeva, nel manifestarsi della luce, la festa del prodigio del tempo rinnovato e della rinascita della vita.
Quanto detto vuole proporre ad ognuno di vivere il momento del Natale come un’occasione di incontro universale, al di là delle convinzioni personali, un momento di fratellanza ed al tempo stesso un’opportunità di rinnovamento del proprio cammino interiore.
Il Natale non è una festività legata ad una cultura od una religione particolare, ma appartiene a tutti gli esseri umani che non si accontentano di vivere nella quotidianità. Del resto lo stesso albero presente nelle nostre case, così come la figura di Babbo Natale provengono direttamente dalle tradizioni nordiche.
E’ un giorno che costituisce un’ottima occasione per iniziare ad innaffiare quotidianamente la propria parte più profonda, e la rinascita del Sole potrebbe essere per ognuno un invito a risvegliare il proprio Sole interiore.
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