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GINSENG. L'ESOTICA RADICE DELLA VITA
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Rimedio contro lo stress e l’affaticamento, rallentamento del processo di invecchiamento... sono solo alcune tra le più note proprietà comunemente attribuite agli estratti della radice di Ginseng, la cui popolarità e diffusione è costantemente cresciuta negli ultimi anni.
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di Daniel Tarozzi e Sabina Galandrini
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Vi sono delle piante in Natura che anche solo per la loro forma hanno da sempre attratto la curiosità dell’uomo… Ne è sicuramente un esempio il Ginseng che, nel suo aspetto carnoso e contorto, ha suscitato misteriose e simboliche suggestioni….La conformazione della sua radice di colore bianco-giallastro richiama, infatti, in modo sorprendente il corpo umano come sottolineano gli antichi ideogrammi cinesi che compongono la parola Ginseng, il cui significato è per l’appunto “Radice umana”.
Il Ginseng vanta peraltro una storia millenaria; già nel V secolo in Oriente erano note le sue proprietà terapeutiche descritte nel testo Pen Tsao Ching (Libro delle erbe) contenente una descrizione dettagliata ed esaustiva delle qualità della radice. Il trattato, oltre a sottolineare la sua efficacia terapeutica contro il mal di testa, la fatica, il capogiro, l’asma, le emorragie e l’impotenza, rivela anche la ricetta suggestiva di un elisir di lunga vita ottenuto mescolando la polvere di Ginseng alla polvere d’oro… Un riferimento probabilmente collegabile alla religione taoista, la quale invitava l’uomo a cercare l’immortalità con l’ausilio di medicamenti o elisir.
È incredibile come la scienza moderna non abbia potuto fare a meno che confermare, attraverso studi e ricerche, tutte le proprietà che la Medicina Tradizionale Cinese ha attribuito a questa pianta sin dall’antichità con il solo ausilio dell’osservazione e dell’intuito dei suoi medici.
Oggi, infatti, anche la medicina convenzionale riconosce le innumerevoli proprietà benefiche dei suoi estratti: normalizza le funzioni polmonari, migliora le funzioni mentali contrastando l’insorgere di nevrosi e di esaurimenti nervosi, possiede capacità afrodisiache, rafforza il sistema gastrointerinale, favorisce l’eliminazione delle tossine, contrasta le infiammazioni e i disturbi della pelle e rallenta l’invecchiamento grazie agli antiossidanti di cui è ricco, favorendo la rigenerazione cellulare.
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Tra le sue numerose funzioni, tuttavia, quella che ne ha particolarmente determinato il successo è senza dubbio la capacità energizzante dimostrata da alcune ricerche secondo le quali il Ginseng migliora l’ossigenazione corporea, favorendo la resistenza fisica e mentale. Per tale ragione questa pianta viene particolarmente usata come integratore dietetico da sportivi, militari e studenti che lo utilizzano per migliorare concentrazione e memoria. Va tuttavia sottolineato che nella Medicina Cinese, in cui è fondamentale la personalizzazione della cura, la somministrazione del Ginseng viene stabilita in relazione al tipo di paziente. Sarebbe opportuno adottare lo stesso criterio anche in Occidente evitando di assumere i suoi estratti senza le necessarie conoscenze o senza il parere di un esperto; in determinate circostanze, infatti, l’uso di questa radice può avere numerose controindicazioni. L’assunzione prolungata di prodotti a base di Ginseng, soprattutto se in dosi elevate e se associata ad altri stimolanti del sistema nervoso centrale (come ad esempio la caffeina), può comportare infatti tachicardia, insonnia, nervosismo, tremori agli arti, eruzioni cutanee e diarrea.
Molte persone, peraltro, pensano che si sentiranno meglio se assumono Ginseng più volte nell’arco della giornata, ma così non è: come ogni prodotto preso in eccesso può causare problemi, anche il Ginseng va assunto nelle dosi consigliate. Per evitare inoltre un’eccessiva stimolazione del sistema nervoso centrale è consigliabile ricorrere all’uso del Ginseng al mattino o subito dopo pranzo. Il prodotto, generalmente, non va somministrato ai bambini di età inferiore ai 12 anni e alle donne in gravidanza.
Va comunque ricordato che il Ginseng non dà alcun tipo di assuefazione ed aiuta il nostro fisico a superare nel miglior modo le varie fasi della vita, fino alla tarda età.
Generalmente quando si parla di Ginseng ci si riferisce a quello coreano, ma ne esistono sei diverse specie appartenenti alla famiglia delle Araliacee: Panax Ginseng C.A. Meyer (Corea); Panax Quinquefollium L. (Nord America); Panax NotoGinseng (Cina); Panax Trifolius L. (Nordest America); Panax PseudiGinseng (Nepal e Nordest dell’Himalaya); Panax Jacoponicus (Giappone); Panax Elegantion (Sud del Tibet e Sudest della Cina). Tra queste le più diffuse sono il Panax Quinquefolium L., più comune nel territorio nordamericano il Panax Ginseng C.A. Meyer, il più usato nel mondo Occidentale coltivato principalmente in Corea grazie alle condizioni climatiche del suo territorio, ideali per la crescita. Il Ginseng coreano è spesso considerato migliore grazie alle maggiori proprietà nutritive, contenute nelle sue saponine, composti di origine vegetale tra i più efficaci, chiamati ginsenosidi e presenti nel Ginseng coreano in quantità maggiore (otre 22%) che in quello americano (13%) e cinese (14%).
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La presenza consistente ed equilibrata dei ginsenosidi rende quindi più attivo ed efficace il tipo di Ginseng, e ciò significa che il Panax Ginseng Meyer è il migliore in assoluto. Tra le sue caratteristiche le proprietà adattogene identificate sono tra gli elementi primari che hanno maggiormente contribuito al suo successo in Europa.
I coreani distinguono inoltre tra il Ginseng coltivato e il Samsam, ossia il Ginseng selvatico che cresce spontaneamente in montagna. Questa specie, rara e costosa, è raccolta da una particolare categoria di professionisti, chiamati Simmani, che ritengono che la pianta sia un dono del Dio della montagna e che la località in cui cresce venga rivelata in sogno dall’anima della stessa pianta che comunica telepaticamente con colui che la raccoglierà.
Dunque il Ginseng, pur avendo conservato in alcuni luoghi le credenze leggendarie che lo circondano, ha superato il severo vaglio scientifico, confermando le straordinarie proprietà terapeutiche da tempo attribuitegli.
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(04/04/2007)
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