GLAMOUR NELL’ANTICA ROMA
Tuniche lunghe o al ginocchio, ampi mantelli e scialli fluenti, vezzosi fazzolettini e nastri colorati... Rovistiamo insieme nel guardaroba degli antichi romani
di Donatella Cerulli
L’antico romano, al mattino, non impiegava molto a vestirsi in quanto non si era spogliato nell’andare a letto: si era limitato a togliersi solo il mantello.
I Romani avevano solo due tipi di indumenti: gli indumenta, che si portavano di notte e di giorno, e gli amictus che si indossavano solo di giorno.

Fra gli indumenta figurava in primo luogo il licium, un perizoma, quasi sempre di lino, annodato intorno alla vita.
Nel primo periodo della Repubblica, sul solo licium veniva indossata direttamente la toga come faceva ancora, al tempo di Cesare, Marco Porcio Catone che, per dimostrarsi degno pronipote di Catone il Censore, assillava i Romani richiamandoli continuamente all’austerità degli antichi costumi. Costumi che, fra l’altro, non contemplavano l’uso della tunica, divenuta poi l’indumentum per eccellenza.

La tunica era una specie di camiciola di lino o di lana indossata stretta in vita da una cintura e accomodata in modo tale che dietro arrivasse all’altezza delle ginocchia e davanti un po’ più in giù.
La tunica delle donne era più lunga di quella degli uomini, quella dei militari più corta di quella dei civili e quella dei comuni cittadini più succinta di quella dei senatori che era anche bordata con una larga striscia color porpora.

Marco Antonio, il celebre condottiero romano, esibiva il suo fisico da “Mister Universo” andando in giro, d’estate e d’inverno, vestito solo con una corta tunica senza maniche che metteva in risalto polpacci e bicipiti, spalle larghe e ventre piatto. Inoltre, portava la tunica molto tesa sul davanti per evidenziare i suoi attributi maschili affinché uomini e donne potessero rendersi conto che era “tutto” vero... e non frutto di un’imbottitura come era solito fare più di un bulletto scarsamente dotato...

Durante l’impero, poi, si usò indossare due tuniche, una sopra l’altra: la subucula, la tunica intima, e la tunica exterior, la tunica vera e propria. Ottaviano Augusto, che era freddoloso e malaticcio, di subuculae ne portava tre.


Poiché la tunica aveva le maniche corte, quando il freddo era pungente si ricorreva a dei grossi guantoni e, soprattutto, ci si avvolgeva nella toga, un ampio semicerchio di lana bianca di 2,70 metri di diametro. La toga divenne il costume nazionale dei Romani e andava drappeggiata con un’arte che richiedeva una vera abilità e l’indispensabile aiuto di un servo esperto o di una moglie compiacente.

Anche la donna romana, quando andava a letto, non si spogliava del tutto: si lasciava il perizoma, la fascia del seno – mamillare – la tunica o le tuniche e qualche volta, con gran disperazione del marito, persino il mantello...
Al mattino, dopo sommarie abluzioni, ma accuratamente imbellettata e pettinata, la matrona, indossava i suoi monili: diadema sui capelli, orecchini, collana e catenelle al collo, ciondoli sul petto, braccialetti, anelli alle dita, alle braccia e alle caviglie.

Così addobbata, finalmente, si infilava una lunga tunica, fermata in vita da una cintura, ed infine si avvolgeva o in un fluente scialle che scendeva sino ai piedi o nella palla, un grande mantello quadrato in tinta vivace.
Le signore della Roma bene aggiungevano inoltre degli accessori per rendere più chic il loro aspetto: nastri colorati nei capelli, un vezzoso fazzolettino annodato al collo, la mappa legata al braccio per detergere il viso dalla polvere e dal sudore e, forse, anche per soffiarsi il naso, un bel ventaglio di piume di pavone in una mano e nell’altra l’umbrella, l’ombrello, per ripararsi dal sole.

Così acconciati e sistemati, i Romani erano pronti ad iniziare la loro lunga giornata che – fra affari, visite alle amiche, un salto in tribunale ed uno al circo e qualche pettegolezzo fra le vie del Foro – prevedeva, indispensabilmente, un rilassante quanto igienico bagnetto alle terme.


(06/12/2004)