TECNICHE ANDINE: ENERGIA IN TRASFORMAZIONE

di Giancarlo Tarozzi
A partire dagli anni ’60 soprattutto negli Stati Uniti si è sviluppata una stretta collaborazione tra esponenti di alcune scuole psicoterapeutiche d’avanguardia e maestri delle culture sciamaniche.

Entrambi hanno considerato utile, per una guarigione intesa in senso profondo ed olistico della persona, integrare reciprocamente le proprie visioni.

In una visione globale dell’essere umano, considerato nei suoi tre piani (corpo, mente e spirito), la Consapevolezza è una premessa essenziale per arrivare al centro della persona stessa nel “qui e ora”, per innescare il cambiamento e la guarigione intesa non come semplice superamento di un sintomo psico-fisico, ma come trasformazione dell’atteggiamento di fronte alle cause dello stesso.

La Consapevolezza è lo Spirito che “usa” il corpo e la mente per fare esperienza.
Nel corso dei miei viaggi di ricerca ho incontrato gli eredi viventi della tradizione Inka, i Q’eros, che abitano nelle Ande peruviane e vivono, come molti indios, in perfetta armonia con la Natura, interagendo con essa attraverso la loro totalità di esseri umani costituiti consapevolmente da corpo, mente e spirito, profondamente immersi in una visione mistica della vita.

Essi non fanno differenza tra comunicazione con esseri umani e con il resto della natura che è espressione diretta del divino.

Tutti gli elementi di essa sono esseri viventi (le montagne, i laghi, i fiumi, il sole, la luna), ed in quanto tali capaci di scambio in più piani.

Le tecniche andine hanno come presupposto l’inevitabilità di un continuo scambio di energia vivente, ad esempio tra l’uomo e tutto ciò che lo circonda in un percorso di armonia interiore ed esteriore.

L’apprendimento di tali tecniche permette, tra le altre cose, di amplificare la consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci accade attorno, di allargare la nostra percezione sensoriale, di utilizzare l’energia vivente per lavorare sulla trasformazione di emozioni spiacevoli in modo tale da non lasciare tracce sul corpo e la mente della persona, di affrontare e guarire situazioni fobiche.


Nella tradizione andina letteralmente non esiste il concetto di positivo e negativo, con tutto il carico di giudizi morali che tale classificazione comporta: si parla solo di energia leggera ed energia pesante.

In questa visione non esiste nulla di sbagliato, tutto dipende dal punto di vista con il quale lo si osserva: l’energia che per gli esseri viventi è pesante costituisce il nutrimento di base per Pachamama, Madre Terra, e nello stesso modo le energie pesanti di creature più evolute, che in Occidente definiremmo Angeli, sono il nostro nutrimento.

Esistono allora tecniche che consentono di “mangiare” l’energia pesante di chi ci circonda ed anche la nostra stessa, “digerirla” trattenendo ciò che di essa può essere utile per noi e scaricare il resto a Pachamama. L’uso di termini legati al cibo non è affatto casuale: quando mangiamo cibo fisico facciamo la stessa cosa, tratteniamo le sostanze nutritive e ci liberiamo di quelle che per noi sono scorie, che però costituiscono linfa vitale (concime) per altri esseri viventi.

In questo modo nulla va sprecato, ogni cosa trova il suo giusto posto nell’ordine generale.

Le conseguenze di questa visione che – è bene sottolinearlo – non è teorico-filosofica ma quanto mai concreta, in quanto costituisce la linfa vitale del modo di vivere delle culture andine, sono evidenti: non esiste il concetto di peccato, di sporco, di nemico da combattere; l’unico principio diventa la trasformazione continua e lo scambio. E’ esattamente quello che insegna la fisica: tutto ciò che esiste deriva dalla trasformazione continua di energia in materia (a livello quantistico), di atomi semplici in complessi, di materia organica in vita etc…

L’utilizzo pratico delle tecniche andine, rimaste miracolosamente intatte grazie alla sopravvivenza di queste popolazioni sperdute sulle Ande a 5000 metri di altezza, scampate all’azione assimilatrice (oggi si direbbe globalizzatrice) di missionari e conquistadores, permette di trasformare e allargare profondamente la propria visione della realtà. Si sperimenta un nuovo livello di Consapevolezza della profonda interrelazione di tutto ciò che esiste, ridimensionando il ruolo dell’essere umano considerato come dominatore assoluto del creato dalle religioni e filosofie patriarcali e riscoprendo invece la profonda fratellanza che ci lega con tutto ciò che esiste.


(01/11/2004)