Vincenzo Salemme debutta nella lirica con un’operetta, La vedova allegra ovvero una commedia in parte recitata ed in parte cantata. Oltre all’operazione di traduzione, la adatta al suo repertorio linguistico, il napoletano, e la immerge nello spagnolo di Manuel Lanza nella parte del Conte Danilo. Non solo una riscrittura linguistica però, ma anche scenografica, l’intera commedia degli equivoci è ambientata a Napoli, allora Regno delle Due Sicilie. Lo stesso Salemme, nella parte di Pulci-Njegus, un Njegus alla maniera della msachera partenopea, garantisce la sua presenza costante in sala come mattatore oltreché regista.
La storia dell’opera ruota intorno alla vedova Anna Glavari, neosposa e subito vedova diventata ricchissima e con un patrimonio che, se lasciasse il Regno delle Due Sicilie, manderebbe in rovina la Banca Nazionale. Per questo l’Amabasciatore, il Barone Zeta, è incaricato di trovarle un marito napoletano, individuandolo nel Conte Danilo, con cui lei ha già avuto una storia d’amore finita male perché osteggiata dalla famiglia. Da qui alla fine dell’opera, una serie di equivoci conducono le coppie, compresa quella di Valencienne con Camillo de Rossillon, diplomatico francese.
Salemme rappresenta di quest’opera la vera rivoluzione di fondo, non solo per la riscrittura e l’adattamento completi, ma soprattutto per una regia che ha conferito una nuova tessitura all’opera, garantendo l’avvicinamento a generazioni diverse. L’aura di inarrivabilità, di stampo elitario di cui si circonda l’opera allontana i giovani che invece all’estero partecipano, ed assiduamente, a tutti gli spettacoli. Nelle parole del regista stesso: “Io, che non sono esperto di musica, ho sentito un tocco divino ed universale ascoltandoli cantare, e questo lo sentirebbe chiunque. Bisogna divulgare l’opera lirica e la musica, divertendosi e facendo divertire il pubblico”.
Una rilettura della tradizione quindi, nella tradizione, in quanto la partitura ritmica non è stata arrangiata per vincoli giuridici, e con una sorpresa finale da non svelare. Un intreccio che come un fil rouge arricchisce l’operetta e la inserisce nella verità attuale.
Uno spettacolo straordinario e fuori programma giovedì 20 dicembre al Teatro Nazionale alle 19, il gruppo folkloristico bulgaro Le nonne e le nipoti di Bistritza, riconosciuto dall’Unesco come capolavoro del patrimonio mondiale culturale, esegue uno dei più arcaici tipi di canto polifonico risalente a prima dell’epoca ellenica. Promosso dall’Ambasciata della Repubblica di Bulgaria in Italia, il gruppo ha ricevuto premi in tutto il mondo. Per informazioni tel. 06 3224640/43. I biglietti saranno distribuiti all’ingresso del Teatro.
La vedova allegra: Operetta in tre atti, libretto di Victor Léon e Léon Stein, dalla commedia L’attaché di Henri Meilhac. Traduzione e libero adattamento di Vincenzo Salemme. Musica: Franz Lehàr. Direttore: Daniel Oren; Regia Vincenzo Salemme. Interpreti: Marcello Lippi (Barone Zeta); Daniela Mazzuccato (Valencienne); Manuel Lanza (il Conte Danilo); Fiorenza Cedolins (Anna Glavari); Vittorio Grigolo (Camillo de Rossillon). Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera. Nuovo allestimento.
INFO
La vedova allegra
Teatro dell’Opera di Roma
Prima rappresentazione: 21 dicembre
Repliche: fino al 30 dicembre
Biglietti da 17 a 130 euro
Piazza Beniamino Gigli 7
Tel. 06-481601
Fax 06-4881253
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