Gabriele Sandri ha ventotto anni e muore in autostrada perché un proiettile impazzito sfugge al controllo (così dicono) di un poliziotto che, dopo diverse versioni, dichiara di aver sparato ad altezza d'uomo a 66 metri di distanza da una corsia all'altra dell'autostrada, credendo fosse in corso una rapina. In quell'istante, in quel punto dell'autostrada, poteva passare chiunque e morire "per sbaglio": infatti, dall'altra parte, c'era un ragazzo che dormiva in macchina che di rapine, liti o quant'altro fosse in corso non sapeva nulla. Eppure, è morto e qualcuno dovrà rispondere di questo.
Dall'altra parte della pistola c'è l'agente di polizia Luigi Spaccarotella, ormai accusato di omicidio volontario, che per motivi ancora poco chiari (sarà la stampa, saranno i legali, sarà l'omertà) ha sparato deliberatamente verso un gruppo di persone ad una distanza tale da mettere in pericolo non solo i presunti ultras o ladri o teppisti, ma anche chiunque capitasse per caso nell'area in cui egli stava mirando, con entrambe le mani sull'arma, senza sapere neppure lui di cosa si trattasse.
Qualcuno deve sconvolgersi per questo e non è un fatto di tifoserie, come hanno cercato di far credere: i teppisti negli stadi ci sono e nessuno ha mai tentato di negarlo, ma non è un problema di tifo; questa uccisione ci pone davanti ad un dilemma sociale: i tutori della legge, coloro grazie ai quali dovremmo sentirci protetti dal male, sono il male stesso e uccidono gli innocenti. Innocenti, perché se Sandri fosse un ultras, uno di destra, uno dalle opinioni discutibili è perfettamente irrilevante. E' morto un ragazzo, non conta nient'altro. E nascondersi dietro la violenza delle tifoserie - l'ennesimo fallimento delle forze dell'ordine che non sanno "disarmare" questi tifosi - è subdolo da parte di istituzioni che riversano la colpa sempre su qualcun altro: muore Carlo Giuliani ed è colpa dei Black Block, muore Gabriele Sandri ed è colpa degli ultras. Questi drammi, di cui nessuno si vuole far carico, riguardano tutti noi perché "per sbaglio" può morire chiunque di noi.
Non ci sono solo tifosi cattivi, manifestanti violenti, cittadini intolleranti come non ci sono solo poliziotti più delinquenti dei delinquenti a cui danno la caccia: semplicemente, basta punire chi sbaglia. Sbaglia il tifoso, lo si punisca, sbaglia il poliziotto lo si punisca allo stesso modo. Non si può sparare per paura, per sbaglio, per chissà quale motivo: se non si ha la capacità e con questa la lucidità e freddezza di possedere un'arma non bisognerebbe possederla e se, invece, il desiderio di utilizzare quell'arma supera il senso di responsabilità allora la pena deve essere esemplare, grande, inappellabile.
Non si possono subire i soprusi delle forze armate solo in quanto tali, non si può guardare alle forze dell'ordine come a dei violenti e per evitare che ciò avvenga si può prendere un solo provvedimento: essere giusti nella pena per Luigi Spaccarotella perché di innocenti morti per sbaglio ce ne sono già fin troppi.
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