Durante il viaggio in Malesia, ho spesso avuto occasione di visitare i templi malesi, estremamente carichi di spiritualità; in particolare, alcuni templi buddisti sia cinesi che birmani.
Di seguito il racconto sottoforma di diario di ciò che ho vissuto attraverso questa esperienza.
In Malesia coesistono in maniera armoniosa quasi tutte le più importanti religioni patriarcali: il paese ha una struttura politica musulmana, ma la comunità buddista cinese raccoglie una parte consistente della popolazione e ci sono anche molte zone induiste e qualche sacca di cristiani, eredi della presenza britannica.
Parlando con una guida che ci sta accompagnando, di fronte ad uno di questi templi, mi viene spontaneo chiedere come avvengano i matrimoni tra persone appartenenti a religioni diverse. La risposta è che questo accade abbastanza spesso; sembrano sporadici, qui, i casi di intolleranza religiosa. Ma, aggiunge la guida, quando due persone appartenenti a religioni diverse decidono di sposarsi, secondo la legge malese devono scegliere di aderire entrambe a una delle due religioni di origine, indifferentemente quella della donna o quella dell'uomo.
È la cosa interessante è la motivazione: se, spiega la guida, i genitori appartenessero a religioni diverse, ciò potrebbe creare problemi per i figli che si ritroverebbero molto probabilmente in difficoltà nello scegliere a quale religione aderire.
Ma... stiamo parlando di scegliere un percorso spirituale oppure di tifare per una squadra di calcio?
Recentemente ho avuto occasione di citare un esempio di quanto avviene in Bosnia, dove essere nato in una zona od un'altra del paese significa appartenere e aderire ad una religione oppure ad un’altra: poche decine di chilometri fanno veramente la differenza. Qui, addirittura, la religione del bambino dipende da una scelta concordata tra i genitori al momento del matrimonio.
Ma in tutto questo, lo Spirito dov’e’? La ricerca di un'armonia nel percorso di crescita è una delle molle che mi ha sempre accompagnato nella mia esistenza, e più passa il tempo, più culture contatto, più mi rendo conto di come comunque le religioni patriarcali costituiscano in ultima analisi, nessuna esclusa, un attentato ed un insulto all'intelligenza umana.
Come è possibile, infatti, sentirsi cristiani, musulmani, induisti per il solo fatto che i genitori hanno scelto di comune accordo di appartenere a quel contesto? Come banalizza tutto ciò il rapporto spirituale, il concetto originale dello stesso termine religione che, in ultima analisi, vuol dire legare, connettere l'uomo con la dimensione spirituale, riducendola ad un'appartenenza che sta veramente a metà tra un partito politico ed una squadra di calcio?
Non a caso, ci si ammazza, ci si odia proprio per questi motivi: l'appartenenza ad un gruppo politico, ad una religione, oppure alle “sottomarche” di una religione: ecco le guerre tra sunniti e sciiti, e gli scontri di un passato neanche troppo lontano (basti pensare all’Irlanda) tra cattolici e protestanti, e così via.
Si tratta solo ed esclusivamente, evidentemente, di un discorso di potere che nulla ha a che fare con una saggezza come quella espressa, per esempio, dal labirinto Hopi, un esempio che ho avuto più volte occasione di citare perché è costituito da un uomo posto al centro di questo labirinto in cui tutte le strade portano all'uscita: esprime, cioè, il fatto che non è assolutamente importante quale strada si segua, sono tutte equivalenti, l'importante e’ sceglierne una senza mai dimenticare che non e’ la “migliore”, ma semplicemente quella che si e’ scelta individualmente. Che abisso, da questo punto di vista, una modalità come quella cattolica di battezzare i bambini appena nati, appiccicandogli un marchio prima che possano in qualche modo scegliere, nel nome oltre tutto di un limbo che e’ stato recentemente abrogato, neanche fosse il comma di una legge finanziaria…. Ma del resto, evidentemente, chi sente il bisogno di “arruolare” forzatamente i neonati e’ ben consapevole che difficilmente esseri capaci di intendere e volere sceglierebbero la stessa strada…
Nel Libro dei Segreti, Osho ha fatto un’operazione molto interessante: elenca oltre cento tecniche di meditazione, senza proporre assolutamente una gerarchia, nessuna è segnalata come superiore ad un’altra, si limita a dire "scegliete quella che preferite, basta che ne scegliate una e la utilizziate fino in fondo".
Questo è il germe fondamentale, secondo il mio punto di vista, di una saggezza che stronca il proselitismo, il lavaggio del cervello del missionarismo che pretende di “convertire” alla propria verità chi la pensa in un altro modo, chiunque vuole convincere in maniera più o meno violenta, sia che si tratti di violenza fisica che psicologica, qualcun altro ad aderire alle proprie scelte, al proprio "partito" , alla propria sottomarca religiosa.
E chi si trova a vivere in un contesto cattolico, che dalla Malesia pare estremamente lontano ed ancora più esplicito nelle sue contraddizioni, si trova fino in fondo immerso in questo gioco nel momento in cui le gerarchie dominanti di tale religione, a partire dal loro capo supremo, stanno scatenando un assalto frontale al cosiddetto relativismo (inteso proprio come il considerare la Realtà ultima come inconoscibile dalla mente umana e quindi come l’adozione di forme successive di approssimazione per arrivare il più vicino possibile alla Realtà stessa) proponendosi quindi come unici e veri interpreti del Divino.
Perlomeno, in Malesia, come (per fortuna) in molte altre parti del mondo, nessuna religione ha la pretesa e l'arroganza di considerarsi unica, migliore è superiore a tutte le altre.
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