Dopo i pericolosi giocattoli al piombo, ora è la volta dei rossetti: è di pochi giorni fa la notizia che negli Stati Uniti test indipendenti, condotti nell'ambito della “Campagna dei cosmetici sicuri” hanno rilevato la presenza di piombo nel 61% dei rossetti analizzati, appartenenti a 33 marche molto diffuse. Addirittura, un terzo di questi rossetti conteneva piombo in quantità superiore a quella indicata come limite per le caramelle (0,01 parti per milione) dalla Food And Drug Administration.
Il dato è allarmante, ma come tutti va discusso e interpretato: negli Usa in realtà non è stato fissato un limite specifico per la quantità di piombo nei cosmetici (a differenza di quanto avviene nell'Unione Europea); e il tetto delle 0,01 ppm riguarda prodotti alimentari, ingeribili.
Certamente però un rossetto è una sostanza che rimane sulle nostre labbra anche per molte ore al giorno, e viene applicata più volte; e di sicuro ne ingeriamo quantità quando mangiamo, beviamo, ci mordiamo le labbra...e anche quando baciamo.
Davvero ogni giorno ci scambiamo milioni di baci avvelenati?
Il piombo è un metallo pesante che si accumula nell'organismo nel tempo. Può causare disturbi dell'apprendimento e al linguaggio, ed è particolarmente pericoloso per le donne in stato di gravidanza e per i bambini. Si tratta di un elemento naturale presente ovunque nell'ambiente, e tutti noi siamo esposti anche solo mangiando, bevendo e respirando: al confronto quella rappresentata dai cosmetici sembrerebbe una minaccia irrisoria.
Il punto è che i test hanno evidenziato che produrre rossetti senza piombo si può: e quindi è legittimo chiedere alle case produttrici di cosmetici di impegnarsi per eliminare o quantomeno ridurre il contenuto di sostanze nocive. Le analisi hanno evidenziato che, a fronte di rossetti contenenti alte quantità di piombo distribuiti da marche celebri come L'Oréal e Christian Dior, esistono rossetti di marche altrettanto diffuse, come Revlon, che non presentano tracce di questo elemento nocivo.
Ma non è solo la mancanza di piombo a rendere un cosmetico più sicuro: i consumatori devono sapere che ci sono molte altre caratteristiche che rendono un cosmetico più amico della nostra pelle e delle nostre labbra. Esistono tanti elementi che dovrebbero essere eliminati o limitati nella composizione dei cosmetici: petrolati e olii minerali sono sostanze impermeabili che ostruiscono i pori della pelle, così come le polveri microventilate ostacolano anch'esse la respirazione cutanea; la lanolina è usata per ottenere una buona viscosità, ma è irritante; i coloranti vanno scelti secondo le severe direttive della UE e della FDA.
È comunque veramente possibile per il consumatore avere accesso a tutti questi dati? E soprattutto, l'acquirente senza una laurea in chimica farmaceutica è in grado di interpretarli? La questione è sicuramente complessa, e dovremmo appoggiarci alle associazioni dei consumatori. Ormai da due anni, però, abbiamo strumenti legislativi che ci garantiscono una maggiore trasparenza in questo campo: ricordiamo che su tutte le etichette dei cosmetici devono comparire obbligatoriamente data di scadenza, elenco completo degli ingredienti e indicazioni sulla presenza di allergeni. Inoltre le aziende produttrici devono comunicare, se richiesto, altri dati relativi alla composizione dei prodotti e di eventuali effetti indesiderati segnalati dai consumatori.
La speranza è che i consumatori possano imparare, per primi, a pretendere una trasparenza che ci è dovuta; e ad acquisire una consapevolezza che ci metta in grado di fare scelte attive, potendo scartare quei prodotti che sono meno rispettosi della nostra salute, e al contrario premiare le aziende virtuose che dimostrano di fare sforzi per mettere sul mercato cosmetici sempre più sicuri, per noi e per l'ambiente.
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