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SE L’INVIDIA FOSSE FEBBRE... VADEMECUM PER SFUGGIRE ALL’INVIDIA E AGLI INVIDIOSI
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Un vecchio adagio diceva che, se l’invidia avesse indotto la febbre, tutto il mondo sarebbe stato febbricitante. Ma in cosa consiste l’invidia e perchè si prova? Chi colpisce in particolare? Cosa si invidia? Come proteggersi dagli invidiosi e come guarire la propria invidia? Vediamolo insieme.
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di Laura Bonaventura
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Esiste un invidioso tipico? Sicuramente sì e tutti lo conosciamo. Uomo o donna che sia, la sua principale caratteristica è quella di essere sempre concentrato sugli altri, di scrutare attentamente le loro vite e desiderare vivamente: a) di avere quello che loro hanno; b) che loro non l’abbiano più.
L’invidia è un sentimento trasversale a tutte le classi sociali e colpisce in egual misura gli appartenenti ai ceti più bassi, la classe media, i benestanti, i ricchi e gli straricchi.
In ogni ambiente c’è quindi un gran numero di persone che invidia, struggendosi per l’ingiustizia della vita che ha premiato gli altri con benefici che avrebbero voluto per sè. E’ da notare che l’invidia non si rivolge quasi mai verso chi si ritiene troppo “in alto”, cioè troppo distante dal proprio mondo, come i politici, i cantanti o gli attori famosi, i milionari: suo obiettivo preferito sono coloro che si ritengono propri pari, se non addirittura inferiori per qualità e competenze, ossia i vicini, i parenti “ricchi”, i colleghi, i conoscenti e i cosiddetti amici – gli invidiosi non hanno amici –, verso i quali sembra più facile riscontrare l’”ingiustizia” della sorte.
Le gradazioni sono comunque molte. In momenti particolarmente difficili è assai comune sviluppare una forma leggera di invidia degli altri – un’invidia generica verso il resto del genere umano, non per qualcuno in particolare - ritenendo la propria vita particolarmente disgraziata, risollevandosi tuttavia in breve da questo “scivolone emotivo”, del quale si comprende sia l’infondatezza che la dannosità prima di tutto per se stessi. Non così per gli invidiosi veri e propri, rosi perennemente dalla rabbia per il bene altrui e desiderosi di distruggerlo. Tipico il caso dei dirigenti che mobbizzano gli impiegati, incuranti della propria posizione privilegiata e furiosi per qualsiasi cosa positiva abbiano i propri sottoposti: un amore, un’amicizia, un vestito, finanche la semplice serenità d’animo.
L’invidia infatti si rivolge verso qualsiasi cosa di buono si ritenga che un altro possegga: dagli affetti, ai figli sani e forti, ai soldi, ai beni materiali, fino alla salute o alla posizione sociale. Tutto può essere invidiato e bramato, ma perchè si invidia?
L’invidia nasce sempre da un senso di inadeguatezza e di inferiorità non riconosciuto, dalla sensazione di essere privi di un elemento dal quale dipenderebbe la propria felicità e che invece qualcun altro, in genere molto vicino a noi, ha. L’invidioso può disporre di tutto quanto si possa desiderare dalla vita ed essere ugualmente infelice, logorato dalla smania di appropriarsi dei beni altrui, quasi dalla bramosia di “essere” tutti gli altri, o, se questo non è possibile, almeno di annientarli.
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Temibili sono infatti le conseguenze dell’invidia, che può devastare la vita di chi la prova e di chi la subisce. Il soggetto che ne è dominato infatti non sarà mai in pace né con se stesso né con il mondo, sempre intento a combattere una segreta quanto infinita lotta, che non terminerà neanche quando dovesse raggiungere le più alte vette della scala sociale. Altrettanto male può andare alla vittima di turno dell’invidioso, poichè quest’ultimo cercherà di rovinargli la vita con ogni mezzo, dalla calunnia fino al tentativo pratico di impossessarsi del bene dell’altro, sia esso un coniuge, un oggetto o un incarico di prestigio, una cosa vale l’altra.
Come difendersi quindi dagli invidiosi? Il primo passo consiste nel riconoscerli, azione che può essere semplice in alcuni casi, assai difficile in altri. Spesso il soggetto in questione si riconosce dallo sguardo, che anche nel sorriso non è mai benevolo e tradisce il pensiero che vi è celato: mentre ci guardano, quegli occhi stanno facendo dei conti per capire quanto felici possiamo davvero essere e agire di conseguenza; l’invidioso fa molte domande, anche indiscrete, perchè vuole farsi un quadro preciso della situazione. Spesso non si trattiene e colpisce direttamente, denigrando più o meno velatamente ciò che ci riguarda, minimizzando i nostri risultati, cercando di dimostrarci che in realtà non sono – e non siamo – poi granché; le sue grandi manovre però sono per lo più laterali e occulte e consistono nel seminare zizzania intorno a noi, screditarci con chi ci circonda e in particolare con i superiori e le persone a noi care, per isolarci e indebolirci.
Il tipo più pericoloso di invidioso è però quello che si maschera da amico, che cerca di conquistare la nostra fiducia con gentilezze e favori, che lusinga e blandisce per arrivare a scoprire i nostri punti deboli e lì colpire a fondo. Come scoprire questo tipo falso e ipocrita dietro la sua facciata di disponibilità e cortesia, dietro le sue profferte di amicizia? E soprattutto, come scoprirlo prima che sia troppo tardi? A salvarci sarà proprio l’attenzione ai dettagli: fare caso al suo continuo esaltarsi o al contrario all’eccessivo svilimento di sè e all’esaltazione dell’altro, alla sua disponibilità esagerata, alla pressione eccessiva nel tentare di penetrare nella nostra intimità, senza rispettare i tempi e i riserbi propri della vera amicizia; alle inspiegabili stafilettate verbali che talvolta gli sfuggono, piccoli commenti velenosi apparentemente immotivati e in realtà spie di quello che si muove nel suo animo. Infine dovremo dare fiducia alle sensazioni inspiegabili, di pelle, che le persone ci ispirano, assecondando i segnali di allerta, apparentemente irrazionali, che spesso questi soggetti ispirano e per le quali ci rimproveriamo, certi di giudicarli ingiustamente, data la gentilezza che dimostrano.
Come guarire dall’invidia? Per il vero invidioso probabilmente l’atto più difficile sarà quello di riconoscersi tale, di scoprire quali abissi di insicurezza siano all’origine del suo atteggiamento mentale e delle sue azioni. Un lavoro introspettivo per il quale di certo una psicoterapia adeguata potrà dare buoni frutti, portando a comprendere che il problema non è negli altri, bensì in se stessi.
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Cosa fare invece per l’invidia più comune, che forse neanche può definirsi tale in quanto non desidera mai il male degli altri, anzi gioisce della loro felicità, e tuttavia vorrebbe disperatamente partecipare a quel banchetto di gioia e di pienezza che sembra la vita altrui nei nostri momenti di debolezza, nei periodi difficili in cui davvero crediamo che nessuno sia più sfortunato di noi?
Innanzitutto dovremo riportare l’attenzione solo su noi stessi, guardare la nostra storia focalizzando l’attenzione sui risultati che siamo riusciti a raggiungere nonostante gli ostacoli che abbiamo trovato sul nostro cammino, dei quali spesso solo noi al mondo siamo a conoscenza, ed esserne orgogliosi.
Misurandoci non in relazione agli altri, bensì in base al nostro punto di partenza e alle vicende complessive della nostra vita, potremo comprendere anche le ragioni profonde di eventuali errori e fallimenti, senza autocondannarci.
Potremo sentire che la nostra vita, anche se fuori dai canoni comuni, è bella e importante quanto quella di tutti e che, se noi per primi ci accettiamo con serenità e orgoglio per quello che siamo, nelle persone che amiamo troveremo con gioia il riflesso della nostra considerazione di noi stessi.
Se infine dedicheremo cinque minuti al giorno a pensare a tutto quanto di bello abbiamo nella vita, concentrandoci e sentendo profondamente quale benedizione siano i nostri amici, i nostri affetti, i nostri talenti, e via di seguito senza trascurare nulla, senza dare niente per scontato, ci accorgeremo di essere in realtà fortunatissimi, e ogni traccia di invidia scomparirà.
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(16/10/2007)
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