L'amico scrittore E.M. Forster scrisse di lei l'elogio più semplice e al contempo più veritiero di tutti quelli scritti alla sua morte: disse che non c'era scrittore al mondo che più di lei amasse scrivere.
Il 25 gennaio 1882 nasce Adeline Virginia Stephen, terza figlia di un critico e storico di spicco del tardo vittoriano inglese, Leslie Stephen. La nuova nata è vezzeggiata da tutti, la sorella Vanessa la ricorda rosea e paffuta e ricorda anche che per più di due anni dalla nascita Virginia non parla, finché un giorno iniziò a parlare e tutti la descrissero come la più chicchierina e teatrale.
La morte della madre nel 1895 segna l'inizio della disgregazione familiare ed il primo crollo nervoso di Virginia Woolf, malattia che l'accompagnerà per tutta la vita; il secondo attacco di depressione si presenterà alla morte del padre nel 1899: i figli della famiglia Stephen si trasferiscono a Bloomsbury, un luogo dalla fama disdicevole per le ragazze dell'alta borghesia. Qui, l'amica di famiglia Violet si prende cura di Virginia e del suo fragile stato psichico offrendole un contatto con la direttrice di una rivista tutta al femminile da cui nascerà una collaborazione; grazie a questo contatto, comincerà subito dopo a collaborare anche con il Times Literary Supplement ed il National Review.
Da qui in avanti iniziano i giovedì culturali organizzati dal fratello Thoby ed i suoi amici dell'ambito letterario in cui si organizzano discussioni di filosofia e letteratura ed è qui che Virginia incontra il suo futuro marito, Leonard Woolf. Quando, al ritorno da un viaggio nell'amata Grecia, il fratello morirà di tifo e sua sorella Vanessa si sposerà, Virginia si sentirà davvero sola, accettando perfino la convivenza con il meno amato fratello Adrian.
Il bisogno di avere qualcuno che si occupi di lei lo quieterà solo nel 1911 sposando Leonard, un uomo della media borghesia figlio di professionisti (quindi non ricercati come gli Stephen nell'ambito della cultura) tanto che il ragazzo, a differenza dei suoi amici, non frequenta le scuole ma è costretto a lavorare come funzionario dell'Impero Britannico e avrebbe continuato la sua carriera coloniale se non avesse incontrato Virginia. Leonard abbandonerà il sogno letterario (coltivato anche da lui) per dedicarsi ad un lavoro che permetta loro di vivere mentre non chiederà mai tale sacrificio alla fragile Virginia.
Quando nel 1915 escono due romanzi della scrittrice un altro crollo nervoso - simile a quello che nel 1913 le aveva fatto tentare il suicidio - costringerà Leonard a farla ricoverare in una clinica, decisione che gli costerà tutta l'avversione di Virginia: a nessuno di loro interessava che la scrittrice guarisse, volevano solo che smettesse di star male, senza chiedersi il perché di depressioni tanto intense - primo fra tutti, Leonard, distrutto dalle ansie e dal costo delle cure.
Guarita dal suo male almeno temporaneamente, marito e moglie decidono di aprire un'editoria, un luogo materiale dove produrre la loro arte e non solo, sollecitando ed entrando in contatto con altri artisti. La Woolf è ormai una scrittrice d'avanguardia e la sua casa editrice è nota come luogo di sperimentazione letteraria; ma il decennio più produttivo della sua carriera sarà tra il 1922 ed il 1932 e questo suo affermarsi come scrittrice la farà sentire ancor più diversa dal mondo circostante, tanto da affermare che "Lo scrittore vede cose invisibili a chi sta raccolto e protetto nel grembo del mondo. Lo scrittore invece è in bilico sul lato convesso, scivola, non ha appigli, la sua presa costantemente vacilla"
Il giorno del suo compleanno, il 25 gennaio del 1941, torna ad ammalarsi e, riconoscendo i sintomi della sua malattia, si deprime ancora di più "E' difficile vivere senza futuro, con il naso schiacciato contro una porta chiusa", afferma e si lascia travolgere da un forte senso dell'abbandono, sentendosi incompresa da chi vuole che smetta di star male senza chiedersi il perché.
Fin quando una mattina, l'ultima, come tutte le mattine si alza e Leonard (in buona fede) le consiglia di pulire la casa, tanto per tenerla occupata e lei, dopo aver spolverato per un po' - racconta la domestica - lasciò le pulizie ed uscì per i campi, verso l'Ouse sulle cui sponde si mise in tasca due pietre pesanti e si avviò a largo... Era il 28 marzo del 1941.
Bibliografia
Il lungo viaggio, Londra, 1915.
Notte e giorno, Londra, 1919.
La stanza di Jacob, Londra, 1922.
La signora Dolloway, Londra, 1924.
Gita al faro, Londra, 1927.
Orlando, Londra, 1928.
Una stanza tutta per sé, Londra, 1929.
Le onde, Londra, 1932.
Flush, vita di un cane, Londra, 1933.
Gli anni, Londra, 1937.
Le tre ghinee, Londra, 1938.
Tra un atto e l'altro, Londra, 1941.
Diario di una scrittrice, Londra, 1953 - a cura di Leonard Woolf.
La biografia è a cura di Azzurra De Paola
Fonte: "Diario di una scrittrice", Virginia Woolf, con prefazione di Leonard Woolf, Minimum Fax Edizioni
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