È stata sempre alta al Milano Film Festival l'attenzione ai fermenti della scena musicale italiana e non solo: lungi dall'essere un semplice contorno alle proiezioni e al concorso cinematografico, la musica ha sempre avuto un posto di primo piano in quel progetto di festa a tutto tondo che è il festival milanese.
Dopo la partnership con TDK, che negli anni scorsi ha portato nel fossato del Castello Sforzesco importanti rassegne di musica elettronica con Audiovisiva, per questa edizione è stata la volta di Wrangler, che ha allestito nel Parco Sempione il suo “Monument”, una struttura che ospita bar, spazi per performances di vario tipo, e un palco che è stato calcato da una grande varietà di dj e band, italiane e non. Ingresso gratuito e nomi più che interessanti: A Toys Orchestra, Canadians, Hot Gossip, XX Teens, Art Brut.
Proprio questi ultimi sono stati protagonisti di una serata davvero trascinante. Si è sempre un po' scettici davanti all'ennesima next big thing della scena londinese, la solita band che vuole dividere la scena con Maximo Park, Arctic Monkeys, Libertines e compagnia; il classico gruppo atteso al varco del secondo disco: e tutti a chiedersi se si sgonfierà o non si sgonfierà prima o poi questa ondata post-punk, o post-new wave, o art-punk; suona molto familiare anche la voce del frontman Eddie Argos, timbro alla Damon Albarn e accento cockney.
Come dicevamo, due album all'attivo, spinti molto in alto nelle classifiche dalla stampa d'oltremanica: Bang Bang Rock'n'Roll (2005) e It's a Bit Complicated, solo di pochi mesi fa. Di certo meno eclettici e convincenti dei loro concittadini Bloc Party, gli Art Brut hanno comunque messo in questi lavori una robusta dose di freschezza, melodie pop, ritmiche che invitano a saltare, ironia nei testi. Li aspettavamo a una prova dal vivo.
Sul palco del Milano Film Festival si sono rivelati travolgenti: dall'inizio alla fine, regalando al pubblico genuino, energico e sfrontato rock'n'roll, senza risparmiarsi un secondo. Loro per primi si stavano divertendo un mondo, si vedeva, e il pubblico li ha seguiti; ben presto camicie e capelli – della band ma anche degli spettatori – sono diventati madidi di sudore, e questa è una garanzia che il concerto sta andando più che bene: i fans più rodati, sotto il palco, hanno intonato tutte le hits, da Good Weekend a Formed a Band a Emily Kane, ma anche chi scopriva il gruppo per la prima volta (magari trovandosi lì perché attirato semplicemente da un evento gratuito e all'aperto) presto si è trovato a ripetere il tormentone “Art! Brut! Top of the Pops!”.
Argos si è poi prodotto in quello che sostanzialmente ci si aspettava da lui: battute, discorsi strampalati, autoironia nel mostrare a fotografi e cameramen il suo “best side” (ovvero una notevole panza), e infine un classico stage diving. Ma anche gli altri membri della band, soprattutto i due chitarristi Jasper Future e Ian Catskilkin, ci hanno messo del loro nell'incitare e nell'eccitare un pubblico che si è fatto trascinare più che volentieri.
C'è da scommettere che la voce si spargerà, e se e quando gli Art Brut torneranno a Milano dopo il tour europeo e americano, troveranno molti fans pronti ad accoglierli più che calorosamente.
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