Ci si incontra, ci si piace, ci si innamora. Cosa c’è di più semplice e naturale? Eppure nella formazione delle coppie agiscono subdolamente dei meccanismi perversi e ciò che oggi ci attira domani potrebbe rivelarsi fonte di insopportabile irritazione. Ma quali sono le trappole più comuni?
1) Ciò che ci fa innamorare è ciò che detesteremo!
E’ ben noto che la gran parte degli esseri umani, uomini e donne, si innamorano del proprio opposto, ossia di una persona che ritengono complementare a sé. Il mondo è pieno di coppie improbabili composte dalla musona rompiscatole e dall’estroverso amico di tutti, dall’energica virago e dal mollusco in pantofole, dal manager affermato e dalla donnina sbiadita e priva di interessi, dal partner iperattivo e da quello statico, dal disordinato e dalla precisina, e chi più ne ha più ne metta.
Che cosa ha portato due persone tanto diverse a cercarsi, innamorarsi e addirittura sposarsi? Probabilmente proprio la ricerca inconscia di un modo di essere diverso dal proprio, quasi un contrappeso per pareggiare la bilancia o la sensazione di aver trovato la propria metà perduta.
E cosa maggiormente ciascuno detesta dell’altro una volta trascorsi alcuni anni insieme? Proprio quella caratteristica che all’inizio l’aveva affascinato.
Rivelatasi ben presto fallace la sensazione di mancare di qualcosa, al consolidarsi della coppia corrisponde in genere il rifiorire dell’egocentrismo e l’inestirpabile convinzione, insita in quasi tutti gli esseri umani, di incarnare in prima persona “il modo giusto di essere”. Ecco dunque che la tranquillità del nostro compagno inizia ad apparirci imperdonabile pigrizia, la sua vitalità fastidiosa irrequietezza, la sua creatività un orrendo caos, la sua precisione fastidiosa pignoleria, e via di seguito. Considerazioni alle quali seguono inevitabili liti furibonde, rinfacci e reciproche poco piacevoli accuse.
Il consiglio è quindi il seguente: prima di fare passi avventati provare a domandarsi quale impatto potrebbero avere certe affascinanti caratteristiche della personalità vissute giorno dopo giorno, anno dopo anno…e decidere di conseguenza!
2) Il potere dell’emulazione. Ma perché imitiamo sempre il peggio?
Ecco una giovane coppia appena formata. Cosa c’è di più bello a vedersi? Due personcine che sprizzano felicità da tutti i pori e ogni giorno si tirano a lucido per mostrare l’una all’altra il meglio di sé: puntuali, precisi, attenti, gentili, attivi, sportivi, eleganti e in forma. Come saranno tra qualche anno? Probabilmente, esaurito il rituale del corteggiamento e la fase idilliaca dell’innamoramento, avranno entrambi ripreso le abitudini che li caratterizzavano prima del fatidico incontro.
Lui magari era solito girare per casa in pigiama e ciabatte, lei invece era sempre curata e truccata; lei passava le serate davanti alla tv, mentre lui andava in palestra tre volte a settimana; lui alla sera mangiava come un bufalo della prateria, lei invece si nutriva di insalatina e yogurt; lui non aveva un rapporto molto intimo con il sapone, lei era una doccia-dipendente; uno dei due amava fare vacanze avventurose, mentre l’altro passava ogni estate a Cesenatico; insomma erano diversi, nel bene e nel male.
Però a guardare meglio scopriamo che in effetti dopo anni di vita in comune qualcosa è cambiato. Sì, è proprio così: entrambi hanno acquisito le caratteristiche deteriori del partner, e così ora entrambi vagano per casa ciabattando, si addormentano davanti al televisore, cenano come se non mangiassero da una settimana, si lavano poco e vanno in vacanza a Torvaianica.
Ma è possibile? Perché gli esseri umani hanno la costante tendenza ad emulare le inclinazioni peggiori dei propri simili? Lo si vede fin da bambini: mettete in una stanza, stracolma di balocchi, un angioletto e un piccolo demonio; in un quarto d’ora vedrete il primo strapparsi le ali a morsi e lanciarsi in un incontro di lotta libera per decidere chi userà lo stesso comunissimo, insulso giocattolo di plastica.
Il consiglio dunque è quello di fare attenzione, perché il meccanismo perverso dell’imitazione si insinua in noi silenziosamente, senza che quasi vi facciamo caso, salvo ritrovarci dopo qualche tempo irriconoscibili a noi stessi. Manteniamoci quindi saldi nelle nostre consuetudini positive e magari proviamo a copiare qualche comportamento del compagno che ci sembra apprezzabile. Non sarà facile e spontaneo come fare il contrario, ma ci darà soddisfazione e anche il rapporto di coppia ne trarrà giovamento.
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3) Il fascino dell’uomo appassionato…e il rovescio della medaglia
In un mondo in cui gli ideali sembrano aver perso consistenza, le passioni di ogni genere divengono sempre più tiepide e gli interessi dei più si riducono alla squadra del cuore e all’abbigliamento firmato, appare talvolta come un miraggio lui, l’uomo animato da una vera, forte passione per qualcosa di bello e di importante.
La sua dedizione assoluta alla causa lo fa apparire agli occhi femminili una specie di cavaliere senza macchia e senza paura, le energie che dedica al suo obiettivo lo elevano al di sopra della mediocrità diffusa e lo fanno rifulgere nella massa amorfa degli ignavi, accidiosi, indolenti uomini d’oggi.
Poiché le donne, si sa, si accontentano di poco, in mancanza di passioni grandi ed elevate – medicina, scienza, politica -, colpisce anche colui che sia in grado di entusiasmarsi per il suo lavoro o per un semplice hobby, quali uno strumento musicale, uno sport, la fotografia, l’informatica, il giardinaggio, ecc…, ovviamente praticati in prima persona e non guardati alla tv.
Come può non suscitare ammirazione l’entusiasmo che brilla nei suoi occhi quando parla del suo interesse dominante? Per dedicarvisi è in grado di affrontare qualunque sacrificio, fisico, morale ed economico, e in più studia, si documenta, si allena o si impegna senza tregua.
“Che uomo!” pensa l’ignara fanciulla, immaginando che un così instancabile eroe metterà lo stesso ardore in ogni aspetto della sua esistenza. Il problema sorge però quando lei prova a cambiare argomento, a discutere di qualsiasi altro tema: improvvisamente il suo sguardo diviene vitreo e perso, mentre lui, naufrago nell’oceano del più assoluto disinteresse, emette suoni gutturali e pronuncia interiezioni varie, ma nulla che assomigli sia pure vagamente ad una frase di senso compiuto.
Ecco l’amara scoperta: il principe azzurro intravisto è in realtà assai spesso un monomaniaco, i cui non troppo numerosi neuroni, interamente occupati dalla sua attività d’elezione, lo lasciano privo di ulteriori risorse cerebrali per affrontare altri aspetti dell’umana esistenza.
Una volta mangiata la foglia, il consiglio è: fuggire rapidamente o scoprire di condividere la sua stessa passione, fortunato caso nel quale sarete evitati come la peste da tutto il genere umano, ma di certo non vi annoierete mai!
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