TERZA ETA' E SAGGEZZA
Anzianità...tempo di fermarsi, ma come? Una fase evolutiva fondamentale, da condividere...
di Dott. Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt

Esperti italiani in geriatria hanno dichiarato poco tempo fa che la persona giunta alla cosiddetta “terza età” ha bisogno di “fermarsi”, godere della compagnia dei suoi nipotini e riposare, piuttosto che continuare un superlavorio intellettivo attraverso giochi ed esercizi mentali oggi molto in voga.
Non so voi, ma io non sono d’accordo!

Voglio condividere le esperienze vissute negli ultimi mesi (dall’Italia alla Malesia) che hanno piacevolmente dimostrato un’altra visione dell’essere umano che giunge nel proprio ciclo vitale a quella che chiamiamo comunemente “terza età”.

Dal punto di vista psicologico e sociale, tale fase evolutiva (non involutiva!) corrisponde al periodo in cui la persona, dopo avere vissuto il suo ciclo di piena maturità, si trova nel periodo conclusivo, in genere, dell’attività lavorativa e può permettersi di “raccogliere” le esperienze vissute e le conoscenze acquisite per farne un bagaglio sostanzioso di saggezza da utilizzare nel suo presente e non da lasciare ammuffire in soffitta, insieme a ricordi, o peggio ancora rimpianti.

In questo contesto sociale di cultura occidentale si è andata perdendo la consapevolezza di fare riferimento, per le generazioni più giovani, alla saggezza dell’anziano ed alla preziosità della trasmissione di esperienze di vita che possono andare al di là del contesto storico vissuto.

Il consiglio di specialisti in geriatria, riportato pubblicamente attraverso la stampa, relativo all’importanza del riposo psicofisico dell’anziano, sembra avvalorare quest’onda sociale comunemente condivisa.

Personalmente ho avuto modo di essere messa in difficoltà da preziosi “rispecchiamenti” e consigli da parte di persone anziane e dall’osservare l’energia vitale di alcuni che non hanno la benché minima voglia di riposare.

Gli anziani, così come i giovani, diventano vecchi interiormente, al di là dell’età biologica, quando si arrendono all’inevitabilità del tempo che corre inesorabile e senza essere vissuto.

Purtroppo, la mentalità comune della medicina tradizionale è profondamente ancorata alla necessità che la persona da curare debba ricevere passivamente aiuto e cura dall’esterno, che possiede competenze e consapevolezze necessarie e sufficienti per ottenere la scomparsa di sintomi.

Ecco perché è compito del nipotino aiutare a tener “sveglio” il nonnino!


Sono da poco rientrata da un viaggio in Malesia.

Ho avuto modo di ascoltare il capo anziano di un villaggio Iban, nei pressi del lago Batang Ai, di vedere danzare un tipetto dall’età indefinibile che aveva una muscolatura al pari di chi pratica body building, che faceva il “giullare di corte” e che aveva due occhi più vivaci di certi bambini sonnolenti; ho anche provato un massaggio terapeutico nella città di Penang da un cinese di 77 anni che andava molto fiero della sua forza e vitalità, e che ha trascorso quasi l’intera ora del massaggio ad esercitare pressioni sul mio corpo stando sulle sue ginocchia ed in posizioni che al suo posto mi avrebbero procurato “colpi della strega” vari, e che ancora si reca personalmente nella giungla per raccogliere le radici con le quali prepara i suoi unguenti terapeutici.

Prima ancora di intraprendere l’avventura malese, in un altro tipo di viaggio, soprattutto interiore, la One Experience, per tutti i nove giorni di durata del percorso di scoperta e trasformazione personale, ho assaporato con molto piacere la freschezza, la capacità di risposta alle situazioni più inconsuete, le grandi risorse interiori e di potere personale dimostrate da persone che rientravano, come età biologica, nella fascia della “terza età”.

Dopo aver vissuto in prima persona le esperienze descritte, faccio molta fatica ad accettare silenziosamente pareri come quelli espressi da taluni esperti in geriatria che ho citato sopra.

Si può morire e far morire interiormente quando chi ha scelto di prendersi cura del benessere di altri esseri umani parte in realtà dalla negazione, sfiducia o comunque poca considerazione delle capacità autoregolatorie insite in ogni essere umano.

Voglio ribadire con forza, invece, l’importanza e la preziosità di riuscire ad innescare in vari modi e con varie terapie processi di autocura ed autorealizzazione, bloccati per qualche motivo in un momento specifico della vita.

E’ quello che sperimento nella vita professionale e che si arricchisce di ogni esperienza vissuta, bizzarra o no.

Quando si entra in questo fluire non è casuale ciò che si incontra, si vive, si impara e si scopre.

Da questo punto di vista, ringrazio le persone incontrate negli ultimi tempi perché mi hanno insegnato come non cadere nell’illusione che il tempo corre senza poterlo mai fermare.

Ritengo che noi siamo il nostro tempo. Abbiamo solo da imparare ad usarlo più in sintonia possibile con ciò che siamo in ogni istante della nostra vita.



Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(14/09/2007)