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''CLOUDSPOTTERS'' A INISHMORE. L’IRLANDA, LE NUVOLE E UNA VACANZA “VERA”
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Che in Irlanda il cielo sia uno spettacolo l'ha cantato Fiorella Mannoia e ce lo ripetono tutte le guide. Ma bisogna vederlo con i propri occhi per capire…
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di Miriam Giudici
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Per circa un mese prima della mia partenza per l'Irlanda ho controllato scrupolosamente le previsioni meteo, per avere un'idea di cio' che mi avrebbe aspettata (ma che gia' subodoravo): ogni
giorno nuvoletta grigia fissa su ogni tappa del mio viaggio, con temperature simpaticamente fra gli 11 e i 15 gradi.
Si dice che il tempo in Irlanda sia imprevedibile e che in un giorno si possano sperimentare tutte le stagioni: in questo caso pero' il meteo e alcuni amici che vivono in loco mi confermavano una specie di ''autunno fisso''.
E cosi', armata di impermeabile e scarpe antipioggia, sono partita dicendo addio all'estate: ma le cose sono andate decisamente meglio del previsto.
Atterrando a Limerick mi accoglie un cielo terso, solcato da fiocchi di nuvoloni che rotolano veloci da ovest verso est. Sole, poi ombra, poi sole, poi quattro gocce di pioggia, e ancora il sole: gli irlandesi stessi mi dicono che e' una gran bella giornata.
Ed e' vero allora anche il luogo comune secondo cui gli abitanti delle Isole Britanniche amano parlare del tempo, perche' praticamente tutte le persone con cui attacco bottone introducono il discorso cosi', mostrandosi inoltre preoccupati per le inondazioni che hanno colpito i loro ''vicini'' inglesi.
Il secondo giorno mi trasferisco a Galway, e qui il cielo continua a offrirmi i suoi spettacolari cambiamenti: mentre il sole splende, finalmente caldo, nuvole di ogni tipo solcano un cielo che piu' azzurro non si puo', tanto da sembrare grandissimo, vicino, a portata di mano.
Ora capisco perche' da Charlie Byrne's, una delle piu' belle librerie della cittadina, fa mostra di se' un libro intitolato The Cloudspotter's Guide di Gavin Pretor-Pinney: ovvero, la ''guida per coloro che guardano le nuvole'', un passatempo che certo qui riserva grandi soddisfazioni.
Mi piace l'idea di una guida che mi faccia, fra le altre cose, aprire gli occhi su un tipo di bellezza cosi' a portata di mano: e a soli 8 euro non posso fare altro che comprarlo e portarmelo dietro. Via la Lonely Planet, dentro lo zaino la guida sulle nuvole.
Il terzo giorno e' la volta di una delle tappe piu' mitiche e famose di quasi tutti i viaggi in Irlanda che si rispettino: le isole Aran. Scelgo la piu' grande, Inishmore, e se non fosse per le case dallo stile tipicamente Irish e per la rete dei caratteristici muretti a secco che fanno sembrare l'isola, da lontano, simile a un labirinto... si direbbe che ci troviamo in Grecia, dato il sole a picco, la luce fortissima, le ombre nette.
Per oggi poco cloudspotting, dato che, inaspettatamente, di nuvole se ne vedono ben poche, allungate e sfilacciate lontano, sulla terraferma.
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Girovagando in bicicletta riesco perfino a scottarmi. La mia prima tappa e' uno dei siti archeologici
piu' importanti d'Irlanda: Dun Aengus. La parola Dun significa ''forte'', ma probabilmente non e' con questa funzione che sono stati edificati queste imponenti mura di pietra a semicerchi concentrici, che vengono tagliati dal bordo nettissimo di una scogliera alta piu' di 50 metri. Si tratterebbe invece di luoghi di culto pagani, risalenti a ben prima che il cristianesimo arrivasse sulle isole nel V secolo dopo Cristo. E si capisce bene perche' questo luogo potesse essere considerato spirituale e carico di energie: da qui dominiamo tutta l'isola, vedendo da un lato l'oceano sconfinato e dall'altro, in lontananza, i monti del Connemara.
Sotto di noi le onde si infrangono con cupi boati sulle vertiginose scogliere. Quasi tutti sono presi dalla tentazione di strisciare fino al bordo della scogliera e di guardare l'abisso: oggi si puo', perche' non tirano i fortissimi venti che hanno spinto giu', secondo le dicerie degli isolani, piu' di un turista incauto. Notevole che nessuno abbia ancora pensato - e speriamo nessuno ci pensi mai - di impiantare balaustre di sicurezza che rovinerebbero per sempre questo luogo ancora incontaminato, nonostante le frotte di turisti che arrivano a visitarlo.
Tornando dal forte, mi viene consigliato, per il ritorno, di pedalare lungo una stradina costiera: e grazie a questo suggerimento mi ritrovo per prima cosa a costeggiare una spiaggia di sabbia finissima, dai colori direi... mediterranei! La tentazione di immergere i piedi nell'oceano e' irresistibile, e con sorpresa scopro che l'acqua non e' affatto fredda come mi aspettavo. Ma la strada e' ancora lunga, e devo tornare in sella: ammiro alla mia destra il pendio rigato dai muretti che delimitano i campi, impedendo che il vento spazzi via il sottile strato di terra, sabbia e alghe che generazioni di isolani hanno accumulato per poter fare pascolare i loro animali.
Qua e la', fra fattorie e guesthouses ben tenute, resti di case in pietra abbandonate, a testimoniare che fino a pochi anni fa, prima del turismo, qui la vita era durissima, e spesso emigrare era l'unica scelta. A sinistra invece ho una costa fatta di basse scogliere, spiaggette e acquitrini, dove dimorano diverse specie di uccelli e anche una colonia di foche grigie, che pero' oggi devono essersi nascoste.
Sono ormai stanca per il lungo giro in bicicletta, e tornata al capoluogo dell'isola, Kilronan, mi fermo a bere qualcosa e a osservare i turisti che tornano in massa sul molo, per riprendere il traghetto. L'isola sembra rivelarli solamente ora, perche' nel mio vagabondaggio non ne ho incontrati cosi' tanti. Che i piu' si siano imbucati nei negozietti che vendono a prezzi esorbitanti i famosi maglioni delle Aran?
Meglio cosi' per me, comunque.
Con il naso bruciato dal sole, gli occhi pieni di bellissime immagini, e la mente vuota e rilassata, posso tornare sulla terraferma.
E organizzare i prossimi giorni da ''guardanuvole" in questa verde terra piena di sorprese.
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(31/07/2007)
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