La mostra, con circa 360 abiti e rari materiali d'archivio, si sviluppa intorno all'Ara Pacis - altare di età augustea, simbolo di pace e prosperità - e in tutti gli ambienti della sua nuova, stradiscussa, sede progettata dall'americano Richard Meier.
L'allestimento di Antonio Monfreda e Patrick Kinmonth è di grande impatto visivo. La luce del giorno arriva direttamente sui manichini dorati che, come vestali, accompagnano i visitatori verso l'altare. L’ormai classico “rosso Valentino” fa contrasto con il candore del marmo augusteo e del travertino di Meier, mentre «la processione dei magistrati, dei sacerdoti e delle vestali inciso sull'Ara rimanda al defilè delle nuove officianti, le devote alla bellezza» (Eugenio La Rocca, sovrintendente ai Beni Culturali).
Lungo il perimetro del Museo che si affaccia sul Tevere, ad accentuare lo stretto legame che unisce Valentino a Roma e Roma a Valentino, è visibile dai passanti all’esterno una carrellata delle sue creazioni, tra cui il primo abito rosso disegnato dallo stilista nel 1950.
In posizione di rilievo, all’interno della mostra, un abito lungo bianco, creato nel ‘90 durante la guerra del Golfo, con la parola “pace” ricamata in 14 lingue.
Il rosso, il bianco e il nero dominano la scena attorno all’Ara (che, in effetti, solo pochi visitatori si soffermano ad osservare) e catturano l’attenzione attraverso suoni magnetici che provengono da punti nascosti tra i manichini.
Per ogni abito non ci sono didascalie esplicative, e il visitatore che vuole conoscere l’anno della collezione (unica indicazione presente) si deve armare di pazienza e buona volontà, e camminare avanti e indietro fino a leggere i cartellini con le date, sempre molto distanti, per non parlare dello sforzo per intuire i numeri corrispondenti: si devono contare i manichini ad uno ad uno e cercarne la correlazione in griglie elaboratissime, degne della Settimana Enigmistica.
La trasmissione delle informazioni non rappresenta certo l’obiettivo di questa mostra, che è piuttosto un grande omaggio allo stilista, una celebrazione che fa della sua moda un monumento - la sede scelta non è casuale - tutto da osservare per lasciarsi andare al sogno, senza porsi troppe domande.
In rassegna ci sono anche i modelli che Valentino ha realizzato per le donne più eleganti dell'era contemporanea: da Jacqueline Kennedy a Lady Diana, da Audrey Hepburn a Sofia Loren, Julia Roberts, Penelope Cruz e tante altre. In questa sezione i manichini sono affiancati da piccoli schermi al plasma che diffondono le immagini delle occasioni in cui questi abiti sono stati indossati dalle “dive” che li hanno resi famosi.
Interessantissima è la serie di bozzetti disegnati a mano dallo stilista a partire dagli anni ’50, e qui, forse ancor più che negli abiti, traspare il Valentino “artista”, con tutta la sua creatività ed eleganza.
In occasione dei festeggiamenti per lo stilista, oltre al tradizionale catalogo della mostra, è stato realizzato un monumentale libro edito da Taschen “Valentino, una grande Storia Italiana”, un giant book che include disegni, bozzetti, fotografie inedite, testimonianze di tutto il lavoro del couturier, il tutto in edizione limitata (2000 copie per 750 euro!).
(mostra visitata il 26/7/2007)
Valentino a Roma, 45 years of Style
Roma, Museo dell'Ara Pacis, Lungotevere in Augusta
6 luglio - 28 ottobre 2007
Apertura: martedì – domenica, ore 9.00 -19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 4,50
Informazioni e prenotazioni: 06 82059127 (tutti i giorni ore 9.00 -19.30)
Visite guidate serali all'Ara Pacis e alla mostra: 10 Luglio - 6 Settembre, ogni martedì e giovedì, ore
21.30, 21.45, 22.00 e 22.15. Biglietto d’ingresso + visita guidata: € 7 (la prenotazione è consigliata)
Catalogo: “Valentino a Roma, 45 years of Style”, ed. Taschen (€ 40).
“Valentino, una grande Storia Italiana”, 736 pagine, copertina rigida + box 33 x 44cm,
ed. Taschen, in francese, inglese, italiano e tedesco (€ 750).
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