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PROGETTO PASCUA LAMA UN’INTERA VALLE IN PERICOLO
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Sulle montagne tra Cile e Argentina è in corso una lotta all’ultimo sangue tra le popolazioni locali e la Barrick Gold, società canadese leader nel settore estrattivo, che ha ottenuto l’approvazione per la costruzione di una miniera estrattiva in una delle valli più belle delle Ande.
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di Rachele Malavasi
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Il progetto Pascua Lama, promosso dalla società canadese Barrick Gold, leader nelle estrazioni minerarie, mira a costruire il più grande bacino di scavo dell’America Latina, posto nelle Ande cilene e argentine, precisamente presso la Huasco Valley, a sud del deserto dell’Atacama, per il versante cileno, e presso la Riserva della Biosfera di San Guillermo, area protetta dall'UNESCO, sul versante argentino. Su queste montagne, alte circa 4500 metri, vivono tra l’altro popolazioni rurali per un totale di circa 70.000 persone, ed il popolo indigeno dei Diaguita, riconosciuto dal governo cileno.
L’area è caratterizzata dalla presenza di 4 grandi ghiacciai (Toro 1, Toro 2, Esperanza e Guanaco). L’estrazione di oro, argento e rame distruggerebbe l’intera valle e causerebbe danni incalcolabili a livello di equilibrio idrico su vasta scala, oltre che l’inquinamento delle acque con i prodotti di scarto delle estrazioni (acido solforico, mercurio e cianuro). Un recente studio dell’Economic, Social and Cultural Rights Program dell’Università Diego Portales, ha dimostrato che il progetto, influendo su una massa di ghiaccio tra i 300.000 e gli 800.000 metri cubi, avrebbe effetti “devastanti”sulla comunità, impedendo il futuro sfruttamento delle acque dei fiumi limitrofi sia da parte dell’uomo che degli animali. Nicolás Espero, che ha diretto lo studio, afferma che purtroppo la Costituzione non tutela le acque imprigionate nei ghiacciai, per cui la Barrick non sta violando leggi evidenti sull’inquinamento delle acque.
Tra l’altro, sebbene ricca di acqua (ma sotto forma di ghiacci), la regione interessata dal progetto è semi-arida. Affinché le operazioni di estrazione dei minerali possano avere luogo, saranno necessari circa 370 litri al secondo d’acqua, che verrà prelevata dal vicino Río de Las Taguas, in Argentina, andando così minare ulteriormente l’equilibrio anche delle regioni circostanti, e aggravando il problema dell’aridità.
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La storia del progetto inizia nel 1997, quando Cile e Argentina firmarono un trattato liberatorio nei confronti della Barrick per operazioni di scavo sul confine e per l’acquisizione dei diritti sui materiali estratti. A questo accordo, ne seguì un altro nel 1999, che permetteva libero accesso alle compagnie estrattive nell’area interessata dal progetto Pascua Lama. Precisamente, il progetto prevede lo scavo di due enormi fori nei ghiacciai Toro 1, Toro 2 ed Esperanza, con spostamento del ghiaccio sul Guanaco. Uno dei fori servirà per l’estrazione, l’altro per i materiali di scarto, che ovviamente impregneranno i ghiacci e quindi inquineranno le acque ed il terreno per un tempo indefinito.
Nel 2001 il progetto è stato approvato senza che nessuno degli abitanti della Huasco Valley sapesse nulla in proposito. Il crollo del prezzo dell’oro ha bloccato l’inizio dei lavori fino al 2004, permettendo alla popolazione, sia cilena che argentina, di venire a conoscenza del fatto e di organizzarsi. È così sorto, tra gli altri, il Consiglio di Difesa della Valle del Huasco (Consejo de Defensa del Valle del Huasco), che conta anche tutti i 70.000 agricoltori della regione colpita. Si sono unite alla protesta associazioni ambientaliste e per i diritti umani, e diversi personaggi di rilievo tra cui Raúl Montenegro, biologo e Premio Nobel Alternativo 2004.
Visto che la Barrick ha deciso in corso d’opera di modificare il progetto e quindi avrebbe avuto bisogno di una nuova approvazione, l’ Anti Pascua Lama Project ha consegnato al Presidente del Cile una lettera firmata da 18.000 persone, in cui chiedeva l’abolizione del progetto. La manifestazione pacifica che ha accompagnato la consegna è stata soffocata dalla polizia.
Ignorando completamente le proteste provenienti da tutto il mondo, i Governi argentino e cileno hanno approvato definitivamente il progetto nel giugno del 2006. La Barrick ha ottenuto un permesso estrattivo della durata di circa 20 anni.
La Barrick Gold, quindi, ha giocato sporco sin dall’inizio, a partire dall’acquisizione illegale delle terre dei Diaguita e dall’espropriazione illecita di parte della Riserva della Biosfera di San Guillermo, avvenuta con un decreto eccezionale del governo cileno nel 1989 e resa nota solo 10 anni dopo, nel 1999. Sul sito internet della Barrick si legge, fra l’altro, che “il progetto ha avuto un forte appoggio da parte delle comunità locali” e che uno degli obiettivi della società è quello di “fornire una nuova spinta economica alle popolazioni coinvolte, diventando un esempio di sviluppo sostenibile”.
Infatti, nella loro onestà, hanno fatto firmare alle associazioni che rappresentano i coltivatori della zona un accordo per cui loro stessi si sarebbero presi carico dei danni derivati dall’inquinamento delle acque, ed in cambio avrebbero ottenuto finanziamenti per progetti locali, per un totale di 60 milioni di dollari.
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Le operazioni di scavo stanno quindi per iniziare: la Barrick ha annunciato l’inizio dei lavori a Settembre del 2007, e delle estrazioni nel 2009. L’unico tasto su cui è possibile premere è proprio l’espropriazione delle terre dei Diaguita e di parte della Riserva Unesco. Le popolazioni locali si stanno infatti organizzando per inviare una protesta formale contro lo Stato cileno all’Inter-American Human Rights Court, che ha sempre dimostrato molta attenzione verso i diritti dei popoli nativi.
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(18/06/2007)
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