TITOLO ORIGINALE: Zodiac
REGIA: David Fincher
CON: Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Robert Downey Jr., Antony Edwards, Brian Cox, Elias Koteas, Chloe Sevigny
USA 2007
DURATA: 158’
GENERE: Thriller
VOTO: 6,5
DATA DI USCITA: 18/05/2007
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Estate 1968. Nella zona di S.Francisco avvengono un paio di delitti che sembrano avere lo stesso responsabile. Dopo un pò di tempo l’assassino comincia a rivendicare questi ed altri delitti con lettere inviate ai principali quotidiani locali in cui si firma Zodiac. Sulle sue tracce si mettono due poliziotti, un giornalista e un vignettista…
David Fincher si allontana dalla creatività finzionale del proprio cinema, per approdare verso la ricostruzione filmata di un fatto realmente accaduto. Uno pseudodiario filmico con tempi lunghi, scandito da ricorrenti sovrimpressioni di date cronologicamente susseguenti, che danno la misura dell’estenuante lunghezza temporale del caso in questione. Zodiac, infatti, si firmava il serial killer che dalla fine degli anni Sessanta, per tutti i Settanta e ancora negli ottanta, ha dato lavoro alla cronaca nera statunitense.
Un caso che non ha ancora trovato soluzione. La democrazia americana ha, eccome, i suoi intoppi e, quando non si vuole essere decisi e autoritari, la burocrazia, il lassismo, il gioco delle parti, le convenienze particolari fanno sì che non si riesca a trovare, nell’immediato, la responsabilità precisa sui fatti accaduti. Successivamente, il tempo che scorre inesorabile rende plausibile qualunque ipotesi ed il tutto si esaurisce in un molto dibattuto nulla di fatto.
Viene forse alla mente qualche paese a noi caro? Tornando a Zodiac, non si può non prendere in considerazione il punto di vista del film, come variazione nel cinema del regista americano. Questa volta Fincher –anche se non fa mancare momenti di violenza fisica sullo schermo- ci racconta il film dalla parte di chi fa le indagini. Dalla parte di chi si occupa del caso. Seguiamo parallelamente le investigazioni di due poliziotti e la raccolta d’informazioni di due giornalisti. La differenza di stile con alcuni suoi precedenti film è evidente. Qui non entriamo nella mente instabile dei protagonisti per una simbiosi identitaria come in Fight Club, o in un rapporto di dipendenza tra vittima e carnefice come in Seven, ma piuttosto sembra di essere in uno di quegli splendidi film di denuncia sociale americana degli anni Settanta, alla Tutti gli uomini del presidente per intenderci. Infatti, il regista tributa un omaggio di genere al bel film Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo, durante uno degli svaghi serali al cinema dei protagonisti.
Il film di Don Siegel, ovviamente, tratta lo stesso argomento dell’omicidio seriale. Dal punto di vista estetico risulta perfetto il lavoro di ricostruzione del contesto ambientale degli anni Settanta, che ci riporta nel clima di quel momento di transizione verso una globalizzazione ancora in nuce. Gli abiti, le atmosfere, una fotografia calda che riporta alla mente i film sopra citati, le acconciature ed i particolari tecnologici, come i protovideogiochi che compaiono in Zodiac, permeano il film di un feticistico fascino retrò. Molto interessante è il contrasto, che si manifesta sempre più evidente man mano che il film sviluppa i caratteri dei personaggi, tra il dovere deontologico, rappresentato dal detective Dave Toschi, e la disinteressata passione personale, rappresentata dal vignettista Robert Graysmith.
Quest’ultimo è alle prese, inoltre, con un controverso legame col giornalista Paul Avery, in un rapporto sempre altalenante tra la coalizione e la competizione. Alla fine, anche grazie a questo rapporto, riuscirà a pervenire ad una probabile e logica verità che, tuttavia, non potrà essere dimostrata, causa la dolosa dilatazione temporale e di competenze con cui il caso è stato inficiato.
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