IL VICARIO. DI NUOVO IN SCENA DOPO ANNI DI AMBIGUA ASSENZA
Il silenzio di Dio. Ovvero, come si può essere cattolici e mantenere la lucidità intellettuale? Dal 15 al 20 maggio in scena al MIL, Sesto San Giovanni, Milano.
di Damiano Cristilli
In Germania «Il Vicario» viene messo in scena ogni anno al Berliner Ensemble e il testo ha venduto più di un milione di copie.

A Roma nel 1965 Gian Maria Volonte' e Carlo Cecchi ne diedero una prima lettura interrotta dalla Polizia con centinaia di agenti, sette camionette, due camion, motivando il massiccio intervento con la mancanza di agibilita' del locale come spazio teatrale aperto al pubblico.

Da allora, in Italia "Il Vicario" non e' stato più rappresentato. Oggi ci riprovano gli attori di Antonio Latella, in scena, per la regia di Rosario Tedesco, nello spazio Mil di Sesto San Giovanni, ex-magazzini Breda.

Perchè tutto questo livore? Perchè il silenzio?Con Hochhuth si esplora la questione dell'atteggiamento di Pio XII durante l'eccidio ebraico. Questa discussa pièce teatrale, pubblicata in Germania nel 1963 e subito rappresentata a Berlino dal regista Erwin Piscator, costrinse di fatto il Vaticano ad affrontare la questione e ad aprire gli archivi.

In Italia, il libro fu pubblicato da Feltrinelli nel '64, ma in seguito quasi se ne perdette la traccia editoriale, nonostante la popolarità e le polemiche suscitate.


Non c'è, nelle cronache letterarie, un'opera che come il Vicario sia stata al centro di polemiche così acri e di contrasti così accesi, che abbia suscitato denigrazioni così accanite e consensi così entusiastici.

Molti hanno ritenuto di potersene sbarazzare più facilmente contestandole ogni valore artistico e contrapponendole opere storiche più moderate nelle conclusioni.

Già nella premessa viene ricordata una frase del premio Nobel per la pace Elie Diesel: «Gli assassini erano battezzati, per lo più, erano stati educati nel cristianesimo… eppure uccidevano».

Ma anche senza voler entrare nel merito del problema della validità letteraria o documentaria del Vicario, su cui giudicherà il lettore, non si può negare allo Hochhuth il merito di essere arrivato al fondo di una delle questioni più scabrose dei nostri tempi.

Al centro di quest'opera è la figura di Papa Pio XII che l'autore - sulla scia di giudizi già espressi da molti (tra cui ricordiamo Camus e Mauriac) – accusa di aver assistito, senza elevare la sua protesta, allo sterminio dei sei milioni di ebrei compiuto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.

Ma è pur vero che la ferita è ancora aperta e la polemica sempre pronta a infiammarsi, come ha dimostrato il recente episodio, per altro subito rientrato, avvenuto al Museo Yad Veshem di Gerusalemme (il nunzio apostolico che rifiuta di andare alla commemorazione della Shoah perché offeso dal testo della didascalia posta sotto la foto di papa Pacelli).

Il dramma di Hochhuth s’interroga sul silenzio della Chiesa, e in particolare di Pio XII, di fronte alle deportazioni degli ebrei attraverso la storia di Gerstein, cattolico e antinazista ma suo malgrado al servizio delle SS, e del gesuita Fontana, che tentano invano di denunciare l’Olocausto in Vaticano e per questo fanno una brutta fine.


A recuperarle, nel desiderio di tornare a riflettere su un tema ancora scomodo, è ora un gruppo di ottimi attori, che da anni lavora con il regista Antonio Latella e che proporrà il testo in lettura scenica allo Spazio Mil dal 15 al 20 maggio.

Sono Matteo Caccia, Marco Foschi, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò, Nicola Stravalaci e Rosario Tedesco (suoi anche adattamento e regia).

La questione è ritornata alla polemica mediatica a seguito della pubblicazione del libro di John Cornwell “Hitler's Pope”, nel 1999.

Lanciato negli Stati Uniti, al momento della sua uscita, con due intere pagine del Sunday Times e tradotto in molte lingue. Diventa, di conseguenza, ancora più necessaria e non rinviabile l'apertura degli Archivi Vaticani, non disponibili per gli studiosi a partire dal 1922, vale a dire, dalla fine del pontificato di Benedetto XV.

Padre Pierre Blet, uno dei curatori degli Actes et documents, prima citati, in una recente nuova sintesi sulla questione - Pio XII e la Seconda guerra mondiale negli Archivi vaticani - ha ribadito, tuttavia, in risposta a ricorrenti sospetti, che in essi non sono conservati altri documenti significativi inediti.

Un silenzio addirittura triplice, secondo l’autore: del Papa, dei vertici ecclesiastici e di gran parte del popolo cristiano. Il pontefice temeva gli ebrei comunisti, un tema che ricorrerà diverse pagine più avanti, quando l’autore tratterà della mancata scomunica di Hitler, ma che viene affrontato già nella prima parte, che traccia una breve storia dell’antisemitismo cattolico.

Pio XII, nei confronti dello stato nazista, si è rivelato più morbido del suo predecessore, il pur concordatario Pio XI. Non sostenne ma nemmeno condannò il nazismo: «Non v’è dubbio che il papa e la Santa Sede abbiano percepito lentamente e molto parzialmente la specificità del nazional-socialismo, la diplomazia vaticana raramente intervenne in difesa degli ebrei in quanto ebrei, limitandosi a operare nei confronti degli ebrei battezzati».

Portare in scena anche solo come lettura un dramma del genere aiuta le nostre coscienze addormentate a decifrare l'attuale posizione di una chiesa sempre più attenta al potere temporale che alla sua influenza sulle coscienze può consolidate.

Essere laici in questo periodo diventa un doloroso processo di affrancamento da un culto religioso che si ostina a proclamare il vangelo dell'odio e dell'intolleranza.

Si spera che operazioni come "Il Vicario" possano trovare ben più largo spazio nella prossima stagione teatrale.

Incrociamo le dita.


(18/05/2007)