La spettacolarità è certamente quello che impressiona di più, in questo adattamento dell’opera di Shakespeare. Un risultato che è frutto di una giustapposizione drammaturgica tra coreografie, multimedialità e, soprattutto, scenografia. Quest’ultima riesce a ricreare i diversi ambienti in cui si sviluppa l’opera grazie ad uno scorrimento veloce, per via orizzontale e verticale, di pareti ed elementi scenografici che vengono svelati e valorizzati, così, da opportuni cambi di luci e di ombre.
In questa maniera si ricreano e si delimitano bordelli, tribunali, carceri, strade, stanze di palazzi ducali, nello spazio temporale di un attimo di buio, per quello che vuole e riesce ad apparire alla platea come un trionfo scenografico. Merito di Carmelo Giammello. Così come vanno menzionati anche Luca Tommassini, per i movimenti coreografici dei tanti attori presenti in scena -nei momenti in cui i libertini ed i popolani si riversano nelle strade- ed Andrea Viotti, per i costumi.
Una scelta, quella dei costumi, che sembra accreditare l’ineluttabile convivenza tra l’attualità millenaria della chiesa cattolica e la società laica, qui rappresentata con abiti ed acconciature che la proiettano in una sorta di futuristica epoca repressiva. Oltre al notevole merito di aver assemblato queste componenti con una magistrale fluidità, la bravura registica di Gabriele Lavia è quella di essere riuscito a non mettere in ombra l’essenza del testo shakespeariano al cospetto di tutta questa pomposità. Una rappresentazione del genere, infatti, può fare incorrere nel rischio di mettere in secondo piano la parola a scapito del mero formalismo estetico. Invece le contraddizioni dell’essere umano, il potere che cambia i buoni propositi e la vera essenza che si nasconde dietro l’apparenza, emergono prioritarie all’interno di questo contesto spettacolare.
Protagonista della vicenda è il duca di Vienna, Vincenzo, preoccupato dell’immoralità dei sudditi e del dispregio dell’istituzione matrimoniale, che affida il governo al vicario Angelo per vedere se sarà in grado di far rispettare le leggi. Finge quindi di assentarsi e si traveste da frate per spiarne l’operato. Angelo si rivelerà incapace di governare con autentica equità e giustizia, attaccato al mero dettato della legge e travolto dalle stesse passioni che dovrebbe punire.
Condanna a morte Claudio, colpevole di aver sedotto Giulietta, che lo ama, anche se i due vorrebbero sposarsi; allora Lucio, l’amico di Claudio, chiede aiuto alla sorella di lui, la virtuosa novizia Isabella, per dissuadere Angelo. Isabella supplica il vicario di aver pietà del fratello, ma Angelo prova nei suoi confronti pensieri peccaminosi e le promette la salvezza di Claudio a patto che lei gli si conceda. Interviene allora il duca travestito, vero deus-ex-machina, a risolvere la situazione. Gabriele Lavia attore, nel personaggio del duca che tesse le fila della storia, fa da contrappunto al Lavia regista, indirizzando le azioni ed i comportamenti dei personaggi, che dirige appunto.
Gli altri personaggi fondamentali di Misura per misura sono Angelo, il vicario del duca, interpretato da Lorenzo Lavia, figlio di Gabriele -un altro contrappunto tra realtà e finzione- Isabella e Lucio, veri personaggi attori del dramma.
luogo: Teatro Argentina di Roma
quando: dall’11 Aprile al 6 Maggio, ore 21
info: ufficio promozione teatro di Roma: tel 06684000346 – fax 06684000360
biglietteria: tel 06684000345(ore 10-14; 15-19, lunedì riposo), prezzi: da 10 a 26 Euro
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